“Era meglio quando eravamo poveri: la mia famiglia si è disgregata per i soldi. Ella Jane Fitzgerald mi chiede un autografo per suo figlio. Se fossi nata in Inghilterra sarei dama oggi. La pigrizia mentale è una malattia latina. Mi sono allontanata dalle scene perché c’è gente che non ti lascia crescere. Le radio non hanno trasmesso la nuova Pavone ma prima o poi. Per Napoli provo affetto dal 1963, è una fede che dura da una vita. Non mi ha mai delusa in qualsiasi cosa sia al teatro che ai concerti, è una città che mi adoro”.
Così Rita Pavone ai microfoni di Radio Club 91 nel programma I Radioattivi con Ettore Petraroli che racconta: “ebbi la gioia di ascoltare la Fitzgerald una mattina durante alcune prove mentre martirizzava un fazzoletto bianco tra le mani e dopo la diretta alla sera Ella è venuta bussare alla mia porta e mi ha chiesto l’autografo per il figlio 15enne”. E rimpiange l’America che l’avrebbe “preparata diversamente. Lì hanno il musical nelle vene, come noi abbiamo il melodramma. Inoltre non se la tirano e sono professionali”.
La cantante dopo un periodo iniziale legato ai successi che l’hanno resa icona pop si è quasi ritirata dalle scene per poi tornare nel 2013 con Masters e si sfoga: “E’ inutile avere un capolavoro in un cassetto se non te lo fanno aprire. Solo Enrico Ruggeri mi ha invogliato a scrivere e mi ha detto che sono brava”.
La Pavone che ha avuto momenti di silenzio e allontanamento dalle scene spiega che le radio non l’hanno agevolata: “se nessuno passa i toui pezzi nessuno può conoscerli. E’ stato un momento difficile me ne sono fatta una ragione, non ci ho pianto ma con il tempo queste perle verranno alla luce e potranno essere determinanti per capire anche cosa ho fatto in questi anni di silenzi. C’è gente che non ti lascia crescere”.
E’ legata all’ultimo album che ha decretato il ritorno sulle scene nel 2013. “Masters mi ha permesso di dimostrare che Rita Pavone non è solo Geghegè che era quello che gli altri volevano e si aspettavano da me”.