Malattie reumatiche e alimentazione: l’11 ottobre Piazza Dante accoglie la popolazione con consulenze mediche e consigli mirati

Niente alcolici per chi soffre di osteoporosi, no ai fast food e cibo con conservanti per chi ha l’artrite reumatoide, niente dado da cucina per i fibromialgici, ma molta verdura e frutta ricca di antiossidanti.

 In occasione della giornata mondiale del malato reumatico, l’Associazione Nazionale Malati Reumatici ANMAR ricorda che le malattie reumatiche si cominciano a curare a tavola. Il messaggio verrà lanciato l’11 ottobre in piazza Dante a Napoli, dove quattro grandi tensostrutture e un gazebo accoglieranno la popolazione per consulenza medica, esami diagnostici, diffusione materiali informativi e di autovalutazione a seconda della patologia di interesse (sclerodermia, osteoporosi, artrite, LES, artrosi e consulenza reumatologica infantile). La giornata ha il patrocinio del Network di 17 Associazioni reumatiche. Alle 10,30 si terrà una tavola rotonda con la partecipazione di Renato Giannelli, presidente ANMAR, del dr. Pietro Catera, presidente dell’associazione regionale ACMAR Campania, del prof. Ignazio Olivieri, presidente della Società italiana di reumatologia (Sir), del prof. Stefano Stisi, Azienda ospedaliera ‘G.Rummo’ di Benevento, del prof. Gabriele Valentini, Azienda Ospedaliera Universitaria Seconda Università di Napoli, del prof. Raffaele Scarpa, Policlinico ‘Federico II’ di Napoli, e della professoressa Maria Alessio, Azienda Ospedaliera Universitaria ‘Federico II’ di Napoli. Sono state invitati anche rappresentanti delle Istituzioni.

«La giornata mondiale è un’occasione per portare in evidenza le problematiche dei malati e la diagnosi precoce –sottolinea Giannelli- L’attività di prevenzione in piazza va in questa direzione. Incontrarci a Napoli ha il significato di voler coinvolgere quella parte di Italia che spesso non è tenuta in particolare considerazione per far emergere le eccellenze che abbiamo anche nel Sud della penisola». Nel corso della tavola rotonda si parlerà anche dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA): «L’ultimo Patto della Salute ha definito che le regioni devono fare le ristrutturazioni delle reti, queste però a nostro avviso non possono essere fatte senza che vengano prima definiti i ruoli, e quindi i percorsi diagnostici e terapeutici –illustra Giannelli-  Come Associazione nazionale abbiamo pensato di predisporre insieme a tutte le parti interessate, medici e istituzioni, un PDTA tipo a livello nazionale, che stiamopresentando in diverse regioni e che nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni è stato già approvato dalla commissione sanitaria e generale (governatori e regioni), e potrà essere un documento disponibile, dopo l’ultima approvazione del Ministero della Salute. Anche in Campania hanno cominciato a pensare al PDTA –aggiunge il president ANMAR- Vorrei mettere l’accento sul fatto che il PDTA è importante non solo nel momento in cui il malato arriva al reumatologo, ma anche nella fase preventiva, sul ‘come’ far arrivare in modo veloce il malato dallo specialista».

Inoltre dal 12 al 24 ottobre ANMAR, Sir e Croi (Collegio reumatologi ospedalieri italiani) promuovono l’iniziativa ‘Ambulatori Aperti’, una settimana dedicata ai problemi osteoarticolari in tutta la penisola (info www.anmar-italia.it , n.verde 800.910.625).

A tavola contro le malattie reumatiche

«L’alimentazione è un problema serio che molto spesso non è tenuto in adeguata considerazione –prosegue Giannelli- A livello europeo ci sono già molti malati reumatici vegetariani e non lo fanno tanto per una questione etica quanto perchè asseriscono di sentirsi meglio. Gli studi che hanno evidenziato che una dieta appropriata è importante».

OSTEOPOROSI

Sono ben 5 milioni di italiani (3,5 milioni di donne e 1,5 milioni di uomini) ad essere affetti da osteoporosi, una malattia dello scheletro che porta a fragilità ossea e ad un  aumentato rischio di fratture. «Una corretta dieta gioca un ruolo chiave nella prevenzione di questa patologia- anticipa Laura Bazzichi, Dirigente medico,responsabile dell’Ambulatorio di fibromialgia e fatica cronica dell’Unità operativa di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana I – pertanto è si consiglia una buona educazione alimentare non solo nelle donne in menopausa e negli anziani, ma soprattutto nei giovani e giovanissimi. Un ruolo cruciale ha il calcio, che va assunto più volte al giorno ma in piccole dosi, perché il nostro intestino non riesce ad assorbirne più di 500 mg alla volta».  Va tenuto presente che sono necessari almeno 1000 mg/die di calcio (1200 mg/die per le donne dopo la menopausa, quando diminuisce l’azione protettiva degli estrogeni prodotti dalle ovaie, con un incremento del rischio di sviluppare osteoporosi). Sono numerosi gli alimenti che possono fornirlo. Le fonti più ricche sono come noto i latticini. Nel caso di intolleranza al lattosio, valide alternative sono il latte “ad alta digeribilità”, oppure le bevande vegetali arricchite di calcio.

Un’altra fonte naturale è l’acqua: tra le minerali sono da preferirsi quelle ad elevato contenuto di calcio (200-300 mg/L) e povere di sodio (inferiore a 50 mg/L).

A tavola contribuiscono a prevenire l’osteoporosi anche il pesce e le verdure, soprattutto quelle verdi, più ricche di calcio, che hanno un’azione antiossidante e alcalinizzante che si riflette positivamente sul bilancio osseo.

Infine, sono una buona fonte del minerale anche alcuni frutti secchi e semi. Tra questi ultimi, i semi di lino, di chia e di sesamo (usati soprattutto nell’alimentazione vegetariana e vegana) contengono anche fitoestrogeni, lignani, omega 3 e fibre solubili, tutti composti particolarmente utili nel periodo della menopausa della donna.

«Attenzione però, l’assorbimento intestinale può essere ridotto da molti fattori, alimentari e non, come gli alcolici, il fumo di sigaretta, l’eccessivo consumo di grassi, ma anche cereali integrali, legumi, crusca, eccesso di sale- aggiunge Bazzichi- l’alcol in particolare ha effetti tossici sugli osteoblasti (le cellule che sintetizzano nuova matrice ossea). La perdita di tessuto osseo è grave nei soggetti che abusano di alcol; uomini e donne alcolisti hanno valori di massa ossea simili a quelli trovati in individui di quarant’anni più vecchi. L’alcol agisce anche sul fegato e quindi sulla sintesi di proteine, di conseguenza diminuisce la massa muscolare».

Un divieto infine alle diete troppo severe: bruschi cali di peso favoriscono la perdita di massa ossea ed essere sottopeso è un fattore di rischio per le fratture.

Un’altra arma contro l’osteoporosi è la vitamina D, che viene sintetizzata nella pelle grazie ai raggi ultravioletti della luce solare, e assunta tramite alcuni alimenti, come l’olio di fegato di merluzzo, o integratori.

ARTRITE REUMATOIDE

«Anche nell’artrite reumatoide, una malattia autoimmunitaria infiammatoria cronica che colpisce circa 300/350mila italiani, può dare benefici clinici una dieta corretta, ottenuta sia modificando la composizione dei pasti sia riducendo il peso corporeo», continua Bazzichi. Via libera in tavola a cibi freschi, banditi invece quelli conservati e i fast food. Approvata la dieta mediterranea che, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e protettive del sistema cardiovascolare, è in grado di ridurre l’attività di malattia, il dolore e la rigidità articolare in questa categoria di pazienti.

«Le diete a bassa immunogeneticità, come ad esempio la vegana libera da glutine, sembrano ridurre l’immunoreattività nei confronti di antigeni contenuti nei cibi. Le diete antiinfiammatorie inoltre sembrano avere effetti positivi sulla sintomatologia artritica», evidenzia la specialista.

Inoltre un’alimentazione mirata può contribuire a colmare le carenze che si verificano in seguito alle terapie, che possono influire sull’appetito, sulla digestione e sull’assorbimento dei nutrienti, causare iperglicemia e determinare una riduzione dei livelli sierici di folati, determinando una iperomocisteinemia. Di aiuto anche una supplementazione nutraceutica, per esempio con olio di pesce e omega 3, che riduce l’infiammazione e l’uso dei farmaci antinfiammatori non steroidei.

FIBROMIALGIA

«La nutrizione corretta rappresenta un trattamento promettente anche nel caso della sindrome fibromialgica, una malattia cronica caratterizzata da dolore diffuso e stanchezza che affligge circa un milione di italiani –aggiunge la dottoressa- Il malato è spesso sovrappeso o obeso, e questa condizione aumenta il dolore, la stanchezza, peggiora la qualità del sonno e aumenta i disturbi dell’umore».

Basta quindi impostare un’alimentazione che permetta di controllare il peso per avere sensibili benefici, che possono essere ampliati con alcuni accorgimenti, come l’eliminazione dei dadi da cucina e del dolcificante aspartame, per evitare glutammato e aspartato, che possono peggiorare il dolore. Inoltre una dieta ricca di frutta e verdura, soprattutto cruda, aumenta l’introito di vitamine e sali minerali, una protezione per questi pazienti, spesso carenti di difese antiossidanti. «I radicali liberi inducono infatti un’alterazione della percezione del dolore- spiega- In particolare,seguire una dieta vegetariana ha dimostrato di migliorare significativamente i sintomi di un paziente con fibromialgia: si è visto infatti che l’impatto della malattia sulla vita del paziente è diminuito del 46% (punteggi FIQ) dopo 7 mesi di dieta e del 33% dopo soli 60 giorni. La qualità della vita dopo 7 mesi di dieta vegetariana si è mostrata identica a quella di persone sane, in termini di vitalità, salute generale, ruolo emotivo e salute mentale (scale dell’SF36)».

Hanno inoltre dato risultati positivi anche la supplementazione di coenzima Q10, antiossidante ed energizzante, di magnesio, l-carnitina, S-adenosilmetionina e, in caso di carenza, di vitamina D, che pare associata al dolore muscolare cronico.

 

I sì e no della dieta anti-osteoporosi

 

  • Latte e latticini (yogurt e formaggi)
  • latte “ad alta digeribilità” (delattosato)
  • bevande vegetali arricchite di calcio (latte di soia, latte di riso e altri)
  • acqua ad elevato contenuto di calcio (200-300 mg/L) e povere di sodio (inferiore a 50 mg/L)
  • pesci, come: i latterini e le alici che si mangiano con tutta la lisca, i polpi, i calamari e  i gamberi
  • frutti e semi: arachidi, pistacchi, noci, mandorle, nocciole, fichi secchi, semi di lino, di chia, di sesamo
  • verdura, soprattutto quella verde (preferiti broccoletti, indivia, radicchio, carciofi, spinaci e cardi)
  • olio di fegato di merluzzo, pesci grassi (aringhe, tonno, sgombri), e tuorlo d’uovo (fonti di vit. D)

No

  • Fitati (cereali integrali, legumi, crusca)
  • Alimenti con elevate quantità di acido ossalico: spinaci, rabarbaro, rape, legumi, prezzemolo, pomodori, uva, fichi
  • Xantine: alcool, tè, caffè, cacao
  • Eccessiva presenza di sodio negli alimenti
  • Alcolici e superalcolici
  • Diete troppo rigide
  • Eccessivo consumo di grassi
  • Fumo di sigaretta
  • Condizioni di infiammazione dell’intestino e alterazioni della flora batterica intestinale

I sì e i no dell’artrite reumatoide

  • Dieta mediterrane (ricca di proteine vegetali da legumi e di olio extra vergine di oliva, povera di proteine animali)
  • cibi freschi, come verdura e frutta
  • cereali integrali
  • nutraceutici naturali come olio di pesce e omega 3 (da olio di oliva, olio di lino, noci, pesce azzurro, olio di canola)

No

  • fast food
  • carboidrati raffinati
  • grassi saturi
  • omega 6

I sì e i no della fibromialgia

  • dieta per il controllo del peso
  • Frutta e verdura (soprattutto cruda): consumo abbondante e vario
    • Supplementi: coenzima Q10, magnesio, l-carnitina, e S-adenosilmetionina, vitamina D
    • Cereali integrali
    • Dolcificanti naturali (es. sciroppo di agave, di acero, stevia)

No

  • dado da cucina contenente glutammato
  • dolcificante aspartame
  • glutine se presente colon irritabile
  • zucchero, fruttosio, carboidrati raffinati

Da limitare

  • le solanacee come patate, peperoni, melanzane, pomodori (per la presenza di solanina, che può abbassare la soglia del dolore in individui predisposti)
  • i cibi contenenti FODMAPs (carboidrati a catena corta fermentabili nell’intestino, tra cui glutine e lattosio), nei pazienti con colon irritabile