Federagenti condivide e supporta la posizione di rigore sostenuta dal Governo Monti ma ritiene indispensabile una rivisitazione delle misure sulla tassazione delle imbarcazioni da diporto contenute nel Decreto all’esame del Parlamento.
La norma contenuta, se non rivista, farà si che i flussi turistici ed economica si sposteranno in altre aree del Mediterraneo evitando volutamente l’Italia, tenuto conto che si tratta di clientela internazionale (solo il 4% degli utilizzatori dei grandi yacht é italiano) di cui una grande parte di società di charter.
Se si considera che nel Mediterraneo esiste un’offerta turistica appetibile e competitiva anche in Francia, Spagna, Croazia, Turchia, Grecia, sarà inevitabile una perdita, stimabile in ben oltre il 50% dei flussi crocieristici dei grandi yacht in Italia con conseguente impatto sull’occupazione.
Tutto questo è purtroppo già avvenuto con la “Tassa Soru”, dichiarata peraltro illegittima dalla Corte di Giustizia Europea, che portò sul territorio sardo molto meno di quello che invece i flussi di turismo estero qualificato erano soliti lasciare in Sardegna.
Non parliamo solo della spesa tecnica del costo scalo ma anche dell’indotto generato dalla spesa “turistica” degli utilizzatori ed anche degli equipaggi dei Super Yacht.
Per dare un ordine di grandezza nazionale, lo scorso anno il Turismo Nautico generato dai grandi yacht, per il solo tramite gli agenti marittimi, ha portato sul territorio italiano oltre 200milioni di euro di “spesa tecnica”, cioè direttamente riconducibile allo scalo della nave (ormeggio, rifornimento carburante, cambusa, riparazioni, allestimenti floreali, eventi sul territorio).
Questa cifra, che è prodotta in massima parte durante la stagione estiva (in media 5 mesi in un anno), non è comprensiva delle spese direttamente effettuate dall’imbarcazione (ospiti ed equipaggi): e cioè ristoranti, saloni di bellezza, alberghi, impianti termali, discoteche, esercizi commerciali e artigianali di eccellenza del Made in Italy.
Queste risorse economiche così generate e tutte redistribuite sul territorio creano un importante contributo in grado di produrre sviluppo e mantenere, se non addirittura incrementare, i livelli di occupazione.
Sul piano dell’indotto economico e occupazionale generato dalla cantieristica e la sua filiera, è poi riconosciuto come – grazie all’opera svolta dalle nostre agenzie – le grandi imbarcazioni da diporto si siano fidelizzate ed abbiano eletto i porti italiani come gli “Home Port” dove passare la stagione di fermo invernale e dedicarsi agli interventi di servizio e manutenzione.
Benché l’ultima versione del provvedimento escluda dalla tassazione il fermo “tecnico” dell’unità, è evidente come l’allontanamento dalle nostre coste durante la stagione estiva porterà alla conseguente rottura di quel rapporto di fiducia generale con le nostre coste che tanto faticosamente il “sistema dello yachting italiano” ha faticosamente creato in questi anni.
Gli agenti marittimi italiani, consci del momento storico e pronti a fare sacrifici, ritengono tuttavia che sia importante incentivare quella che è una naturale vocazione dell’Italia: il turismo e soprattutto quello di alta fascia che ha dimostrato di subire meno di altri gli effetti della crisi e permettere la creazione e la redistribuzione di ricchezza nel nostro Paese.
Siamo pronti ad incontrare urgentemente il Governo per una disamina attenta della situazione e per trovare adeguate soluzioni che non penalizzino in modo così determinante il turismo dei grandi yachts.
Gli agenti marittimi specializzati nello Yachting sono un eccellenza del Made in Italy e sono caratterizzati da un’altissima professionalità, flessibilità, grandi standard di qualità ed offrono servizi e assistenza a barche superiori ai 25 metri. Si tratta di circa 50 agenzie marittime, per lo più aziende familiari, che impiegano oltre 300 persone e che sono in grado di produrre occupazione stabile con una operatività reale fortemente stagionale che va dai 4-6 mesi della Campania ai poco più dei 2 mesi della Costa Smeralda in Sardegna.