Quando, insieme a Francesco Molaro, lanciammo l’hashtag #DifendiamoNapoli fondando contestualmente l’omonima pagina facebook, pensavamo esattamente ad un’arma della quale avvalersi per osteggiare giorni come questi. Allora, lo sciacallaggio mediatico ai danni della nostra città era stato innescato dagli scontri avvenuti fuori allo stadio Olimpico di Roma il 3 maggio 2014 e che portarono al ferimento, rivelatosi poi mortale, del tifoso napoletano Ciro Esposito. “Ciro Esposito” un nome “troppo napoletano” con l’aggravante di essere riconducibile ad un ragazzo nato e cresciuto a Scampia: tanto bastò per tramutare un ragazzo ferito a colpi d’arma da fuoco, mentre “armato di casatielli e frittate di maccheroni”, si recava allo stadio, da vittima a carnefice, da oltraggiato a infangato. I media nazionali si sbizzarrirono in quelle ore, difficili e tremendamente tristi, per una famiglia e per un popolo. E poi c’era la storia di “Genny ‘a Carogna”: il ghigno da cattivo, quella t-shirt tanto chiacchierata, la fama da boss, il poter del “capo”, i tatuaggi, le movenze da temerario. Un boccone troppo appetibile, tant’è vero che fu azzannato dalla stampa dell’intero pianeta. Una storia che si ripete, tristemente, al cospetto dell’ennesima ghiotta notizia sulla quale banchettare, ancora e sempre, addebitando il conto alla credibilità e al buon nome di una città che, va detto, si rivela sempre più incapace di difendersi. La notizia è questa: in viale Gramsci, intorno alla mezzanotte di ieri, due malviventi in sella ad una moto il calciatore Lorenzo Insigne ha subito una rapina, mentre era in auto con la moglie Jenny e una coppia di amici. Il conducente della moto aveva il volto travisato da scaldacollo e il passeggero indossava il casco non integrale, quest’ultimo, armato di pistola, dopo essere sceso dal mezzo, ha aperto la portiera lato guida dell’auto di Lorenzo Insigne facendosi consegnare dal calciatore un rolex, due bracciali con diamanti e la somma contante di euro 800 (valore totale refurtiva dichiarato circa 30mila euro). Prima di risalire a bordo della moto si è rivolto al giocatore dicendogli: «Dedicami un gol lunedì nella partita del Napoli a Firenze». Un dettaglio che concorre a conferire una nota di cinico sconcerto alla vicenda, consegnando il nuovo volto dei criminali di casa nostra: quelli che “non guardano in faccia a nessuno”. È proprio il caso di dirlo. Accade a Napoli, così come in tutte le altre città d’Italia e non solo. La lista dei calciatori derubati e rapinati in tutto il modo è fitta di nomi, ma questo non è un alibi né un’attenuante per entrambi le parti coinvolte nell’ennesima puntata dello “Sputtanapoli” andata in onda oggi sulle reti nazionali. Non lo è per una città ed un popolo, incapaci di indignarsi e condannare quell’atto criminale e preferiscono allontanare l’incresciosa problematica scaricando la coscienza in un risoluto “accade anche altrove”. L’escalation degli episodi di ordinaria criminalità che si registra tra le mura cittadine, piuttosto, meriterebbe una reazione ben diversa, oltre che un’analisi assai più seria. Questa notizia dovrebbe sortire rabbia, indignazione, esasperazione e soprattutto dovrebbe lasciare emergere la ferma volontà di rivendicare maggiore sicurezza. Di contro, chi concorre a “pompare” una notizia simile per il semplice gusto di veder schizzare lo share ai livelli che “solo Napoli” sa garantire e che quel “consolidato” connubio tra “luogo e luoghi comuni” sa rilanciare, altro non fa che dimostrare quanto sa radicata ed attendibile quella disparità mediatica che puntualmente viene esibita al cospetto di simili notizie, “oggi come allora”… e a noi non resta che “difendere la città” ed è per questo che, “oggi come allora”, rilancio l’hastag #DifendiamoNapoli.
Di Luciana Esposito da Napolitan.it