Il signoraggio di fatto della Bce
Al giorno d’oggi non si può certo più parlare di signoraggio, inteso come reddito di emissione monetaria, ma è sicuramente il caso di parlare di “ il potere” per chi esercita la sovranità monetaria, intendendo con questa la facoltà di emettere moneta e decidere di fatto quanta moneta ci sia in circolazione. E’ un potere di gran lunga più forte di quello degli stati e dei governi stessi in quanto ne determina l’azione e ne indica gli attori(vedi monti).
Una volta, ma in fin dei conti non tantissimo tempo fa, quando si parlava di crisi di liquidità il governo centrale(i singoli stati) emetteva moneta, la cosa non passava inosservata, infatti la prima cosa ad aumentare era l’inflazione quindi i prezzi dei beni e prodotti sul mercato ma il tutto era arginabile dalla crescente liquidità che innalzava la domanda e col passar del tempo la situazione poteva anche ritornare alla norma o addirittura essere un acceleratore per l’economia. Così è funzionato dal 48 a.c. con Giulio Cesare fino all’ultima in Italia del 1977 con l’emissione delle 500 lire di carta. Oggi invece gli stati hanno abbandonato l’idea di stampare moneta, tutti raccolti attorno a questa “minaccia “ chiamata inflazione e proprio sulla finta idea di combattere il nemico inflazione hanno delegato alla banca centrale europea (formata esclusivamente da privati!!!) l’emissione di moneta (in realtà la banca non emette nemmeno moneta ma dà licenza alle stese banche nazionali di farlo su un quantum prefissato). I soci della banca centrale europea sono le banche nazionali( tra questi ci sono anche gli inglesi con una quota della bank of England del 14,51% seconda solo a quella della Germania che però nell’euro non ci sono entrati )e soci delle banche centrali nazionali sono privati .
Con la conseguenza che la BCE è nelle mani dei privati che detengono di fatto “il Potere” e che, per statuto, è totalmente indipendente nell’esercizio delle sue funzioni e non può sollecitare o accettare istruzioni da organismi esterni. (l’unione Europea)
Ma del resto la BCE è stata così pensata dai nostri padri costituenti e così anche la stessa UE, con dei difetti strutturali non casuali, tarati ad arte da sapienti banchieri costituenti. Come diceva un certo Thomas Jefferson “le istituzioni bancarie sono più pericolose per le nostre libertà degli esercenti nemici schierati. Il potere di emissione dovrebbe essere sottratto alle banche e restituirlo al popolo, al quale giustamente appartiene”.
La crisi finanziaria e di liquidità
Oggi nei bar si parla di crisi più che di calcio, ma è d’uopo sottolineare che come ci hanno insegnato all’università dietro una crisi c’è qualcuno che si arricchisce e qualcuno che patisce per la semplice ovvietà che la ricchezza non si distrugge ma si sposta.
Era il 2006 quando negli stati uniti i tassi di interesse di alcuni mutui, i subprime, cominciarono a salire vertiginosamente rendendo praticamente impossibile la restituzione del debito. Perché sono saliti tutti assieme, perché furono elargiti, perché furono acquistati non ci è dato sapere, ma fatto sta che facendo lievitare gli interessi molti soggetti divennero insolventi e con loro iniziò, almeno formalmente, la crisi del quinquennio seguente.
Dopo centinaia di anni di sistema basato sul credito senza realmente verificare le capacità di rientro dello stesso, ma semplicemente spostando l’asticella di anno in anno, ad un certo punto i banchieri hanno chiesto i conti agli stati, forse solo per far aumentare i tassi, forse solo per creare depressione e comprare poi a prezzi più bassi(la storia dell’umanità è piena di momenti di depressione causati ad arte dai banchieri). Ma fatto sta che dal Trattato di Roma fino al trattato di Lisbona, passando per quello di Maastricht gli Stati membri devono continuare a rispettare nel tempo dei parametri di bilancio ossia :
un deficit pubblico non superiore al 3% del Prodotto Interno Lordo;
un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (o, comunque, un debito pubblico tendente al rientro).
Ad oggi in Italia il deficit pubblico è a -4,6 ed il debito pubblico è al 119% rispetto al PIL
C’è parecchia strada da fare..e Monti è già in viaggio..
La manovra di Monti
qualcuno l’ha chiamato salvatore della patria, ma la maschera è venuta giù subito già dalla prima “manovra”.
Nella crisi l’Italia come tutte le altre nazioni europee l’hanno messa proprio le banche, con l’assurdo mondo/mercato del rating, che non è gravato dalla dovuta assunzione delle responsabilità nonché da enormi speculazioni e conflitti d’interesse endogeni al sistema. Le banche hanno compiuto pilotaggi ad arte e conseguenti spostamenti di grandi somme di ricchezza da un posto X ad un posto Y non meglio identificato nascondendosi dietro ad una severa restrizione all’accesso per le famiglie e le imprese al credito che ha generato a sua volta una caduta della domanda globale.
E la crisi non è certo colpa dei ritardi nei pagamenti del sistema impresa verso il sistema banca, le imprese infatti rappresentano un fetta della torta molto limitata rispetto all’ massa di denaro che il sistema banca muove. Le maggiori somme sono nei patrimoni di fondi che spostando asset dal famoso punto X al punto Y determinano lo spostamento di diversi punti in borsa in una direzione o in un’altra causando impoverimento per alcuni ed arricchimento per altri.
La crisi non è finanziaria, è stata dirottata sull’economia reale dalla finanza che ha moltiplicato per se gli utili e spostato nuovamente sull’economia reale le perdite.
La lobby di poteri forti a cui appartengono il presidente del consiglio Mario Monti e i suoi più importanti ministri (Corrado Passera e Mario Ciaccia entrambi di Banca Intesa) è proprio quella bancaria finanziaria, quindi non è una grande sorpresa che questa manovra, piena di sacrifici per i normali cittadini, sia stata fatta soltanto in funzione di un sostegno economico al comparto bancario e finanziario.
Ora poi, nel corso degli ultimi tempi , fino alla super manovra di Monti siamo arrivati all’assurdo, le banche creano la crisi e impoveriscono l’Italia e l’Italia che impoverisce gli italiani per garantire un fondo di garanzia da 20 Mld alle banche di fatto organizzatrici della depressione.
Dove hanno deciso di prenderli questi 20/30 mld e cosa comporterà per l’economia
l’aumento dell’Iva, ad esempio comporta nel breve periodo un aumento dei prezzi finali per i consumatori e per le aziende con una conseguente riduzione dei consumi comprimibili.
La riduzione dei consumi è pericolosa perché può portare una deflazione subito (Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi inferiori) ed un abbassamento dei costi generali del sistema impresa a seguire. Questo troverà terreno fertile con le politiche di disoccupazione e di cassa integrazione spingendo le aziende alla ricerca sempre più di quelle tipologie di lavoro “flessibili” che creeranno nel giro di poco altra disoccupazione.
Soluzione alla crisi? impariamo dalla tenacia degli islandesi
La povera Islanda era messo molto peggio dell’Italia ma gli islandesi non sono italiani ed hanno ben pensato di agire e non di sopportare stoicamente come siamo abituati a fare noi.
Dopo il crollo della moneta, ad un passo dalla bancarotta il governo ha indetto un referendum ed il voto è stato schiacciante, il 93% della popolazione si è rifiutata di pagare il debito con lo slogan “il debito lo deve pagare chi lo ha creato”, “bisogna uscire dal debito usuraio”, “bisogna esercitare il controllo pubblico sulle banche”. Sotto questa spinta il governo ha iniziato a ricercare le responsabilità, anche giuridiche, della crisi. Illustri arresti si stanno succedendo tra alti funzionari e banchieri. Il debito è in parte disconosciuto!!
Paolo Nappi