Dal 13 al 25 settembre 2016 – Stazioni di Emergenza Atto VIII per Nuove Creatività: cinque racconti di OSSA danno titolo e corpo a questa edizione 2016; cinque giovani compagnie italiane convergono sul palco della Galleria Toledo per l’ottava edizione della rassegna di teatro emergente.
Il 13 e 14 settembre il primo debutto con l’Associazione Centro Teatrale MaMiMò di Reggio Emilia che, in collaborazione con Arte Combustibile e La Corte Ospitale, produce lo spettacolo “Scusate se non siamo morti in mare“. Un testo del giovane e talentuoso autore Emanuele Aldrovandi – già vincitore negli scorsi anni, con altri lavori autografi, dei premi Hystrio, Riccione/Pier Vittorio Tondelli e Pirandello – è un’opera che si definisce immediatamente fin dal suo titolo.
Una riflessione necessaria sul tema dolente e scandaloso delle migrazioni e della clandestinità, con cui la compagnia MaMìMò torna a raccogliere consensi e premi vincendo il bando MigrArti del MiBact e nuovamente trova riconoscimenti nel 2015 come finalista al premio Scenari, al premio Riccione e partecipando al Festival PIIGS di Barcellona. È evidente che il racconto della realtà contingente trova la migliore efficacia quando si aggancia con sincerità all’inesauribile tema della tragedia umana, che costituisce l’ossatura spolpata dell’eterna funzione del teatro; osservazione della più cruda storia recente e assieme ricerca nei confini del fattore etico, quando determina i comportamenti di accettazione e rifiuto dell’Altro da Sé. In scena, Luz Beatriz Lattanzi, Marcello Mocchi, Matthieu Pastore e Daniele Pitari, per la regia di Pablo Solari, animano il racconto tra realtà e immaginazione, evocando mondi spietatamente concreti e visioni di onirismo utopico.
SINOSSI
Un cartello esposto da alcuni immigrati durante una manifestazione a Lampedusa.
In un futuro non troppo lontano la crisi economica – che invece di finire si è aggravata – ha trasformato l’Europa in un continente di emigranti. I cittadini europei, alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore, cercano di raggiungere i paesi più “ricchi”, ma devono farlo clandestinamente perché questi paesi, nel frattempo, hanno chiuso le frontiere.
Fra i tanti mezzi per espatriare illegalmente uno dei più diffusi è il container: i clandestini salgono a bordo, pagano mille dollari alla partenza e mille all’arrivo, senza sapere dove verranno scaricati.
I personaggi di questa storia sono quattro e non hanno nome, sono identificati dalle loro caratteristiche fisiche: il Robusto, la Bella e l’Alto sono i tre migranti e il Morbido è il proprietario del container.
Il testo è diviso in quattro parti. La prima è al porto in attesa della partenza, la seconda è il viaggio per mare dentro il container, la terza è in mezzo al mare dopo il naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiavano e la quarta è un epilogo quasi onirico, forse un’allucinazione: l’arrivo delle balene.
Partendo dal presente e immaginando un possibile futuro, il testo s’interroga sulla migrazione, sia come fenomeno politico che come evento naturale.
Davanti al catastrofico numero di morti che con cadenza quotidiana sono cronachisticamente raccontati dai telegiornali, il sentimento più diffuso è un comune senso di smarrimento e lontananza. La società sistematica e telematizzata in cui viviamo ci ha abituato a questo senso di “indifferente consapevolezza”, ma cosa succederebbe se da un momento all’altro fossimo noi i migranti, i protagonisti di questa tragedia dalle connotazioni ancestrali?
Galleria Toledo, teatro stabile d’innovazione
Via Concezione a Montecalvario 34
80134 Napoli
Per info: 081.425037 – galleria.toledo@iol.it
Ester Veneruso