Da ieri più di 200 lavoratori delle Terme di Stabia, una delle maggiori aziende del settore termale a livello nazionale, si sono riuniti in Assemblea permanente per le problematiche cui versano i lavoratori. Lavoratori che rivendicano ben 7 mensilità arretrate e sono preoccupati per le pesanti incognite che incombono sul loro futuro occupazionale e reddituale.
Tale situazione, che ormai si protrae da troppo tempo, rischia di aggravare la condizione sociale ed occupazione del territorio che comprende la cosiddetta “Area di Crisi Torrese – Stabiese”. Le segreterie confederali dei CGIL – CISL – UIL hanno presentato in sede regionale un documento che pone la questione del rilancio del rinomato e storico complesso termale di Castellammare di Stabia. Le sigle Filcams – CGIL, Fisascat – CISL e Uiltucs – UIL per evitare anche l’aggravarsi della situazione anche in termini di ordine pubblico (i lavoratori ieri sono saliti sul tetto dello stabilimento esponendo i loro striscioni) hanno chiesto un incontro al Prefetto di Napoli per istituire subito un tavolo di confronto con i vari soggetti interessati per trovare in tempi brevi una soluzione.
“Il patrimonio delle Terme di Stabia oltre a dare – dichiara Rino Strazzullo, segretario regionale di UILTUCS, – benefici ai cittadini potrebbe essere un volano importante per il turismo termale della zona stabiese e della penisola Sorrentina. Non si comprende in questa situazione la latitanza dell’amministrazione comunale e del sindaco di Castellammare Bobbio, che rischia di essere letale per i lavoratori e per l’azienda tutta, con il rischio concreto di chiusura dello stabilimento termale. Stabilimento – conclude Strazzullo – che oltre ad essere una struttura medico curativa e un importante centro termale, e un azienda che da occupazione ad oltre 200 persone che rischiano oggi il loro posto di lavoro”.