Con “An image of eternity” il pianista e compositore Raffaele Grimaldi mette da parte l’avanguardismo della sua ultima produzione, e realizza così un’opera più personale, quasi autobiografica. Di formazione accademica, il suo è stato un percorso artistico che ha fatto della sperimentazione, in particolare, di quella che si traduce in ricerca incessante come superamento dei confini dettati dagli “stili”, un imperativo categorico: da grande amante del rock e del pop – tra le sue influenze, oltre a Stravinsky, Ligeti, Grisey, anche Pink Floyd, Radiohead, Beatles, Led Zeppelin e Frank Zappa –, volge il suo sguardo al di là della limitante cortina di un puro accademismo per deviare verso correnti musicali a lui apparentemente estranee. Il disco, dunque, copre in 15 tracce un lasso temporale che va dal 1999 al 2015, periodo durante il quale curiosità e varietà inaugurano un percorso artistico per lui del tutto nuovo, che fa di An image of eternity una incognita più che una risposta definitiva.
“Mi piace pensare alla musica come qualcosa di eterno – spiega Grimaldi –, come l’infinito viaggio delle nuvole o delle onde dell’oceano, come alla pura essenza delle cose che si rivela attraverso il ritmo dell’incessante scorrere dei giorni. La storia di questo album inizia molto tempo fa, quando avevo 19 anni. Da allora ho lasciato che piccoli pezzi si sedimentassero sottotraccia, come rocce levigate dai fili d’acqua del tempo.
Ho voluto immaginare una raccolta che comprendesse brani che con tutte le loro debolezze raccontassero frammenti della mia esistenza. Un solo pezzo è frutto di una visione estemporanea, quindi completamente improvvisata in studio. A chi l’ascolterà il compito eventuale di immaginare quale. An image of eternity è stato concepito come un viaggio temporale ed emozionale in cui ho messo a nudo le mie fragilità e ho creato un presupposto per comunicarle all’ascoltatore, rubandogli una porzione di tempo e cercando di proiettarlo in una dimensione più intima ed anche infinita, quasi come fosse una immagine per l’appunto di eternità“. Infatti, la musica ha in sé un controsenso quasi trascendentale: di certo, è una materia fatta di tempo, ritmo e scansione metrica, ma è altresì vero che il vortice emozionale conseguente all’ascolto e ai ricordi così evocati, altera la percezione del presente, dilatando infinitamente il tempo. Ecco perché il nuovo disco di Raffaele Grimaldi è innanzitutto una riflessione, o meglio, la trasposizione su pentagramma della filosofia di Blaise Pascal: “La nostra immaginazione ingrandisce così tanto il tempo presente, che facciamo dell’eternità un niente, e del niente un’eternità“. Tuttavia, l’album è nato da un’esigenza personale, interiore, quella di comunicare in maniera semplice ed immediata attraverso brani che raccontino da vicino la vita del loro autore.
https://www.youtube.com/watch?v=sT8vZbU-qVY
Registrato negli Studios de Meudon di Parigi, “An image of eternity” uscirà il 19 dicembre per l’etichetta indipendente Blue Spiral Records, e sarà disponibile presso Mooks, Fonoteca, Tattoo e negli altri punti vendita previsti dalla distribuzione Full Heads. Inoltre, tra gli echi di Keith Jarrett, Herbie Hancock e Philipp Glass, il disco verrà presentato ufficialmente domenica 18 dicembre – a partire dalle ore 19.30 – a Palazzo Venezia (Casina Pompeiana), dove, tra l’altro, è stato girato il video del brano che ha dato il titolo all’album. Ingresso su invito. E’ possibile acquistare ed ascoltare gratuitamente “An image of eternity” anche su iTunes.
Per info e prenotazioni: animageofeternity@gmail.com.
Ester Veneruso