Sebastian (Ryan Gosling) e Mia (Emma Stone) sono due artisti in cerca di successo per le strade di Los Angeles. Lui, pianista jazz amareggiato dal declino inesorabile del genere musicale, sbarca il lunario eseguendo musiche natalizie nei ristoranti e sogna di aprire un locale tutto suo dove gli artisti possano esprimere se stessi liberamente. Lei, cassiera in un caffè degli studios, vive nel mito del cinema classico e audizione dopo audizione sogna di affermarsi nel mondo della recitazione. Il destino incrocerà inesorabilmente le loro strade, ma il loro amore dovrà fare i conti con le loro aspirazioni e ambizioni.
Lo dirò subito, senza giri di parole: La La Land è un capolavoro, film dell’anno a mani basse. Se Whiplash è stata un’eccezionale opera prima, Damien Chazelle, classe 1985, alla sua seconda volta dietro la macchina da presa supera se stesso, e di gran lunga. Anche questa volta la musica è al centro della scena, in un musical che segue e omaggia i grandi classici del genere: da Grease a West Side Story, da Shall We Dance a Singin’ in the rain. Ambientato ai giorni nostri, fa da sfondo una Los Angeles retrò, città delle stelle e delle possibilità, dove i sogni sembrano a portata di mano di chiunque abbia abbastanza coraggio da inseguire la passione che gli brucia dentro. In La La Land tutto funziona alla perfezione, ognuna delle singole quattordici nomination agli Oscar, arrivata dopo l’incetta di Golden Globe, è meritata. Una straordinaria colonna sonora originale, con la canzone “City of Stars” che si imprimerà indelebilmente nella memoria. Fotografia elegante, stilisticamente perfetta, non un’inquadratura fuori posto. Regia magistrale con movimenti di macchina che coinvolgono e sconvolgono, danzando con e intorno agli attori, a partire dal piano sequenza iniziale dove una maestosa coreografia viene ripresa senza alcuno stacco di montaggio. Il montaggio è un altro elemento importantissimo, forse il punto più forte del film. È veloce, dinamico, fresco, quello che ci si aspetta di vedere al cinema nel 2017. È questo il compromesso che Chazelle trova: raccontare il cinema di un tempo attraverso gli strumenti e la concezione moderna dell’audiovisivo. Perché La La Land è un omaggio alle pellicole classiche, è figlio di quel cinema “romantico” (che, come sottolinea Sebastian, non è una parolaccia) al quale guarda con grade nostalgia. È una dichiarazione di intenti, una promessa d’amore e fedeltà nei confronti del cinema, quello vero, e dei propri sogni. Un promemoria a lungo termine sul mantenere salda la propria integrità artistica in un mondo di corruzione interiore che porta a sgretolare i propri sogni a favore del successo e del compiacimento altrui.
È un film dedicato agli artisti e ai sognatori, che parla di se stesso, come in un moderno 8½, attraverso l’espediente metafilmico di un musicista che rifiuta di rinnegare l’amore per il jazz vendendosi alle major che producono musica tramite sintetizzatori e di un’attrice che resta fedele al mito del cinema di un tempo, quello di Ingrid Bergman e Humphrey Bogart. Le interpretazioni che i protagonisti ci regalano sono indimenticabili, già entrate di diritto nell’iconografia della settima arte. Gosling sembra essere stato catapultato ai giorni nostri direttamente dai gloriosi anni ’30. Nei suoi eleganti abiti d’annata è rude, sicuro di sé, con la battuta sempre pronta. Irresistibile. Ma la vera star è lei, Emma Stone. Magnetica, fragile, passionale, con due occhi enormi che calamitano l’attenzione e l’empatia dello spettatore.
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(ATTENZIONE SEGUE SPOILER)
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Il loro amore senza lieto fine, messo da parte per inseguire le passioni, raggiunge l’idillio nell’immaginare realizzate tutte le loro occasioni perse, richiamando l’epilogo agrodolce di Jeux d’enfants. Il lieto fine è nel sogno ed è in un tempo il sognare stesso. Perché nel sogno, come nel cinema, tutto è possibile e la dimensione del reale e del fantastico è lasciata al cuore dello spettatore.
Voto 10/10
Andrea Ruberto