Chiedono certezze sul loro futuro e denunciano gli sprechi che sono costretti a pagare poi sulla loro pelle. Sono i lavoratori dell’Ales che dopo diversi anni non hanno trovato una stabilità certa. L’Ales, società che dipende dal Ministero dei Beni Culturali, ha lavoratori in diversi siti storici e di attrazione culturale in Campania e in altre regioni. Da Palazzo Reale alla Reggia di Caserta, passando per i siti archeologici di Avella, Atripalda e Cuma 300 lavoratori operano con diverse mansioni. “In questo periodo dove ci sono tagli ovunque – dichiara Peppe Pinto del direttivo della Uiltucs – e si lavora per evitare gli sprechi ci sembra assurdo che l’Ales abbia sedi esterne tra Napoli e Roma che costano oltre 100mila euro annue, quando poi ci sono strutture completamenti inutilizzate nei siti dove operano i lavoratori della società del Ministero. A Napoli si pagano due sedi (Via Santa Brigida dove il fitto si aggira sui 5000 euro mensili e in Via Cristoforo Colombo) quando a Palazzo Reale ci sono uffici completamente deserti che potrebbero essere utilizzati. Il nostro è un settore strategico per la Campania e ci sembra assurdo – continua Peppe Pinto del sindacato Uiltucs – che non ci sia futuro certo per gli operai e poi si continuano a prendere consulenze esterne con stipendi d’oro. Diverse famiglie rischiano il posto di lavoro entro la fine del 2012 e l’Ales continua a buttare il denaro pubblico invece di ottimizzare i costi e dare un nuovo importante impulso al settore turismo in Campania. Quando scadranno i contratti dei lavoratori a tempo determinato (tra ottobre e dicembre 2012), diversi siti come il Museo Nazionale di Napoli rischiano la chiusura per mancanza di personale. Per questo motivo chiediamo che sia attuato un nuovo “piano industriale” stabilizzando i lavoratori evitando ulteriori appesantimenti”.