La stazione della Cumana di Montesanto è nuova eppur soffre non poco. Un sintomo evidente d’una malattia che, attanagliando turisti e viaggiatori partenopei come un morbo senza freno, porta un nome conosciuto eppur così tanto temuto: incuria. Questa mattina,infatti, i cestini della stazione della Cumana di Montesanto risultavano, agli sguardi attoniti dei viaggiatori, non solo stracolmi di immondizie varie ma completamente invasi, anche alle rispettive basi, d’altrettanti rifiuti. A nulla sono servite le lamentele di quanti, quotidianamente, vivono la stazione di Montesanto e, conoscendo bene la difficile situazione d’un centinaio di addetti alle pulizie della stazione che scioperano omai da 15 giorni e non prendono lo stipendio da oltre due mesi, tacciono pur non nascondendo l’indignazione.
Intanto i lavoratori della Sepsa, la società che gestisce Circumflgrea e Cumana, aspettando anche loro di carpire notizie certe riguardo al futuro dell’azienda, temono per i loro stipendi. Secondo indiscrezioni, infatti, la società sarebbe fortemente indebitata e i lavoratori, stanchi della pressante situazione, sono pronti ad andare fino in fondo, “fino al blocco del trasporto”, come afferma perentorio Enzo Pinto, sindacalista della Faisa Cisal, la federazione autonoma dei ferrotranviari.
Secondo il sindacato tutto dipenderebbe dal sì della giunta campana che, da tempo, avrebbe dovuto sbloccare gli 11 milioni, sui 145 destinati dal governo al trasporto regionale e destinati a Sepsa, che è parte Eav, holding delle aziende di trasporto su ferro e su gomma regionali.
Le parole di Pinto sono chiare ed inequivocabili: “I cittadini vedono soltanto la spazzatura, ma è ciò che è nascosto a tenerci in vera fibrillazione, i treni, non vengono mantenuti in buono stato perché l’azienda ha troppi debiti e, le ditte fornitrici, si stanno tirando indietro”. Piero Di Matteo, invece, macchinista della Sepsa, parla della situazione insostenibile dichiarando: “garantire la sicurezza di lavoratori e viaggiatori e’ una responsabilità davvero enorme che, nonostante stipendi fermi e promozioni assegnate senza meritocrazia, garantiamo quotidianamente”.