Il 25 aprile è il Natale della democrazia e l’anniversario della liberazione del popolo italiano dall’occupazione nazifascista.
Rinascita, resistenza, libertà. Termini che suonano ricorrenti negli ultimi mesi, concetti che entrano nelle case di tutti e sembrano radicarsi dentro di noi in questi giorni più che mai. Oggi combattiamo una guerra senza armi che dovrebbe farci ragionare sul valore immenso della vita, sulla resistenza che ci permetterà di rimetterci in piedi e ricostruire il futuro con speranza e coraggio. Oggi come non mai dovremmo riflettere sulla forza della coesione sociale, come quella che si creò nei mesi della resistenza e rese possibile i fondamenti della nostra democrazia.
Liberazione è questo che celebriamo ogni 25 aprile, la forza di un popolo che seppur sconfitto ha in realtà vinto la libertà, alzando la testa con orgoglio e celebrando la fine del buio con la speranza accecante di un nuovo inizio.
Accadeva questo, 75 anni fa, e accade questo, dentro ognuno di noi: la voglia di ricominciare, di ricostruire, di comprendere quanto accaduto e non dimenticarlo più. Una ripresa dalla crisi che rischia di ripetere gli schemi del dopoguerra, dove la ricostruzione ebbe costi sociali durissimi per le classi popolari e lavoratrici. Forse puo’ risultare difficile paragonare il terrore della seconda guerra mondiale al dramma che stiamo vivendo oggi, comodamente dal divano di casa nostra. Puo’ sembrare ipocrita parlare di restrizione della libertà a un popolo che ha vissuto le violenze del regime e che ha conosciuto la morte dell’umanità.
Eppure mia nonna sostiene che la paura è un sentimento ben riconoscibile e che, anche se non dimenticherà mai l’orrore visto negli anni della guerra quand’era una bambina.. allo stesso modo faticherà a dimenticare la paura di un gesto quotidiano come quello di fare la spesa..o il sapore amaro del non poter abbracciare chi ami, anche se vive sul tuo stesso pianerottolo.
Piero Calamandrei dice: «La libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare». E la verità è che, seppure abbiamo faticato a rendercene conto prima del COVID-19, abbiamo conosciuto davvero la libertà.. e non si tratta semplicemente di andare a spasso, si tratta di onorare un dono che ci viene dato 75 anni fa: la ricostruzione dell’umanità, combattere l’odio, essere in grado di scegliere secondo i propri principi, professare la propria religione, significa libertà di pensiero, significa non piegarsi, indossare quel che si vuole, amare chi si vuole, significa avere un po’ meno paura e più voglia di celebrare la vita.
Chiara Iannello