Non è bastata la notte a placare gli animi azzurri. Rabbia e delusione sono giunte ormai al capolinea. L’ennesimo boccone indigesto e il sangue continua a ribollire nelle vene. L’ennesima umiliazione, dopo quella di Torino e Roma, per giunta, stavolta tra le mura di casa, dove si sareberre dovuto approfittare per far ricco il bottino. L’ennesima tripletta incassata, sembra quasi lo stesso copione ma con i ruoli invertiti. Sono saliti a quota 21 i gol subiti nel girone di ritorno, tanti quanti i punti che si continuano a perdere per la strada. Il fegato dei tifosi si è ormai ingrossato a dismisura, non per colpa dell’alcool, tantomeno di un problema epatico, stavolta il male ha un nome specifico: si chiama NAPOLI. Ci si era abituati a rischiare l’infarto, ora si è più propensi ad un’ulcera nervosa. Lo sanno bene i tifosi che ormai sono stufi. Non si tratta della fede, quella per fortuna non si rinnega mai. Si dice che nel corpo della gran parte dei napoletani il colore del sagnue che scorre è azzurro e di certo non sbiadirà nel tempo, ma a tutto c’è un limite. Quell’ “al di là del risultato” inizia a bruciare. Si passa dall’incrdulità al dispiacere, dalla rabbia alla nausea. “Siamo stufi”, questa la voce grossa dei tifosi napoletani. Stufi di vedere sempre le stesse scene, di vedere gente che, piuttosto di andarselo a prendere, quel pallone lo butta al vento. Stufi di sentire le solite scuse di Mazzarri, ormai non ci sono più alibi, qualcosa non va. Stufi di ascoltare un presidente che, piuttosto di agire concretamente, continua ad adagiarsi nella speranza di arricchirsi con la Supercoppa di Pechino, che nel caso di vittoria di scudetto della Juve sarebbe direttamente nelle mani del Napoli. Stufi di sentir dire che di questo passo i tenori andranno via. Hanno fatto bene finora, ma se questo non è più il loro posto , se non ci sono più stimoli, se qualcosa non va, o più semplicemente non c’è più un minimo di amore per questa maglia, allora meglio che vadano altrove. Che sia chiaro, nessuno ha intenzione di cacciare nessuno, ma forse ha ragione Cavani quando sottolinea che c’è qualcuno che ci crede poco. E’ il crederci poco che rema contro la squadra, una squadra che ha dato tanto, che dopo tanti anni è stata impegnata su tutti i fronti, onorando la città in tutta Europa. Ieri, contro l’Atalanta, sono scesi in campo a malapena tre uomini, forse Fernandez, Lavezzi e Campagnaro gli unici a sudare quella maglia per tutti e novanta i minuti di gioco. Sono parole, queste, che forse non tutti condividono, parole dettate dalla rabbia, ma i fischi che ieri al San Paolo hanno accompagnato l’uscita degli undici dal campo lasceranno parlare. Si parlava di scarso rendimento a causa degli impegni di Champions, quando poi proprio nelle occasioni in cui bisognava presentarsi agli appuntamenti con le Big europee, si premeva il piede sull’acceleratore e si dava il massimo anche in campionato. Saranno ancora gli strascichi di quella amara sconfitta di Londra? Dov’è quel Napoli pronto a rialzarsi, quella squadra che aveva forza e soprattutto voglia di correre e stupire tutti? Saranno la stanchezza, la testa che ormai sta per cedere definitivamente, quella “sconfitta” morale che continua a pesare, ancora non si sa cosa, ma qualcosa si è rotto di sicuro. Lazio, Udinese, Roma, Inter, sono tutte lì pronte a lottare a denti stretti per quel terzo posto e tu, Napoli, dove sei? Una domanda non da poco, a cui si spera di vedere, piuttosto che ascoltare, una risposta. Perchè siamo stufi delle chiacchiere, ora la cosa che più conta sono i fatti, mentre non mancherà di sicuro il sostegno di una platea che, seppur arrabbiata, non smetterà di amare la sua squadra. Ora più che mai, nella speranza che quest’attuale sesto posto, che brucia più di qualsiasi altra cosa, sia la chiave giusta per riaprire le danze e ricominciare a far bene.