Confettura di fichi d’India: ‘a figurina napoletana

L’Opuntia ficus-indica, meglio noto come Fico d’India, è una pianta di origine centroamericane, a differenza di quanto si possa pensare, dato il nome. I suoi frutti presentano una forma ovale e una struttura alquanto particolare. I ficus indica, infatti, sono dotati di piccole spine che circondano la buccia; appaiono con sfumature giallo-arancione e pesano dai 150 ai 400 grammi. Sono particolari per il numero di semi che contengono: circa 300 e il loro sapore è piuttosto dolce con una polpa succosa e dissetante.

I fichi d’India vengono chiamati dai napoletani figurine e, come d’altronde capita spesso, nascondono un aneddoto particolare e bizzarro. La storia narra, infatti, che un venditore ambulante napoletano avesse inventato un gioco divertente per vendere i fichi d’India: cliente doveva pescare da un sacco il frutto con l’aiuto di un coltello legato ad una fune. In caso di riscontro positivo avrebbe potuto consumare la figurina, viceversa avrebbe dovuto pagare.

Il fico d’India è tra i frutti che apporta una buona dose di fibre, vitamine e sali minerali. È ricco di antiossidanti e antinfiammatori e contiene pochissime calorie. Curioso è l’utilizzo che si faceva nell’antichità dove veniva utilizzato per curare mal di gola e febbre da malaria.

Oggi ti propongo una buonissima confettura di fichi d’India che con un po’ di pazienza e una piccola accortezza ti regalerà grande soddisfazione e soprattutto una sana e dolce colazione.

Procedimento

Pulisci i fichi d’India privandoli della buccia e aiutandoti con un paio di guanti. Poi tagliali e riponili in una pentola.

Fai cuocere per circa mezz’ora e quando saranno morbidi procedi ad eliminare i semi con l’aiuto di un passaverdure. Poi continua la cottura, aggiungendo lo zucchero che deve essere la metà del peso della frutta.

Unisci anche metà limone premuto e finisci la preparazione a fuoco medio fino a quando non avrà la consistenza che preferisci.

Fai raffreddare e conservali in vasetti di vetro. Non ti resta che provarla sul pane tostato o come ripieno per una buona crostata.

Valentina Fruttauro