Mercoledì 14 Ottobre, sono andate in onda la settima e l’ottava puntata di ‘’Mare Fuori’’, serie televisiva che su Rai 2, riscuote ogni settimana un successo incredibile con oltre 1 milione di telespettatori. Nella quotidianità e nel settore sociale non si parla d’altro che di questa nuova serie tutta napoletana, grazie alle tematiche affrontate, puntata dopo puntata. Il connubio innovazione-tradizione riesce a rendere la serie, un prodotto di spessore all’interno del palinsesto televisivo moderno. Da una parte troviamo dei contenuti nuovi, con tematiche particolari e risvolti molto interessanti, come l’ultimo mandato che viene affidato a ‘’Carmine’’ dal fratello camorrista; Dall’altro, ritroviamo un tipico linguaggio seriale, non certo nuovo ad un pubblico esperto, che basa la sua fama attraverso la spettacolarizzazione del modus operandi carcerario. La rappresentazione della mancanza di libertà, di desideri negati, di punizioni fisiche e mentali, non solo derivanti dalle guardie, ma dagli stessi prigionieri come esempio abbiamo sicuramente ‘’Pino’’ e ‘’Viola’’ su tutti, si tramuta in desiderio pulsante, da parte degli stessi spettatori ad assistere a questo macabro spettacolo. In queste ultime puntate è la figura femminile ad emerge sempre di più, non sempre donne forti, non si cerca di santificare la loro figura, le si cerca di umanizzare. Anche le mamme sbagliano, lo sanno bene quelle di ‘’Carmine’’ e ‘’Filippo’’ anche loro vanno perdonate e amate, proprio come dovrebbero fare con i propri figli. E se da una parte troviamo una donna che mamma lo sta per diventare ed è in pericolo ‘’Nina’’ la fidanzata di ‘’Carmine’’ dall’altra, ne troviamo un’altra che madre non lo potrà mai più essere, la direttrice del penitenziario, ‘’Paola Vinci’’ alias ‘’ Carolina Crescentini. L’istituto la porterà ad intraprendere un percorso che gradualmente tirerà fuori questa sua indole. Allora eccola giocare amabilmente con il figlio del comandante, oppure, prendere a cuore la zingara ‘’Naditza’’, per la sua situazione familiare. Donne protettrici del concetto stesso d’amore, donne su cui gli uomini devono fare affidamento, la bussola su cui fissare lo sguardo quando nel mare immenso della vita, si perde la rotta.
Giuseppe Mugnano