Chiamatemi ripetitivo, chiamatemi scocciante ma quello che sta succedendo in città è inverosimile. Si osanna una persona che taglia nastri e twitta solo perché è bravo mediaticamente ad esser presente nascondendo sotto il tappeto una Napoli che non funziona. Una città chiusa dalle Ztl impossibili, una città piena di buche nelle strade, senza parcheggi, senza servizi che dopo poche ore di pioggia è completamente allagata creando ingorghi a croce uncinata, di Bellavista memoria, e smog ovunque, e tutto intorno alle oasi “felici” delle Ztl. Quello che anche oggi è successo in città però non viene fuori o anzi viene nascosto, come dicevamo, velocemente sotto al tappeto per evitare di rovinare l’immagine di chi viene a Napoli saltuariamente, e non parlo dei turisti ma, di chi, a Napoli non vive. Da diversi giorni chi lavora e vive nell’ultima Ztl quella per l’America’s Cup ripetono una litania inascoltata. “I problemi reali li viviamo noi”: questa la frase di commercianti, cittadini, semplici lavoratori che sono costretti a file interminabili ai varchi per rientrare a casa o la mattina per poter andare a lavorare in una zona splendida della nostra città ma che poteva esser meglio organizzata. E se poi un amico che vive in Germania si accorge, solo leggendo su Facebook, che il tagliatore di nastri non risolve i problemi reali mi sembra strano ancora che la città lo osanni.
Le immagini che si sono viste oggi con la Stazione della metropolitana Garibaldi allagata e di strade come via Stadera immerse nell’acqua devono fare da contraltare alle splendide immagini di una Napoli speciale per l’evento velico.
Le parole che molti dovrebbero leggere sono queste e danno il senso di quello che succede a Napoli: “l’allagamento è una colpa dell’amministrazione, proprio perchè queste cose ci sono sempre state…si chiedeva una svolta, non il perpetrare la strada della demagogia! “Oggi ha parlato di Coppa Davis” dice Giggino Re, e invece i problemi da affrontare sono tanti e vanno affrontati con programmazione. Non era meglio investire tempo e risorse diversamente? E poi nelle zone limitrofe le ZTL ci dovrebbero essere i parcheggi e la Metro….prima si fanno quelli e poi si chiude la città al traffico”. Ecco parole sante che vanno lette e rilette per riflettere e non per attaccare solo.
Noi vogliamo il bene di Napoli, vogliamo che ci sia sempre tanta gente ad affollare il lungomare senza auto, ma con criterio. Di fatto la parola ZTL dice questo: Zone non città intera a traffico limitato. E poi viste le difficili gestioni delle Ztl perché non aprire subito, come si è fatto poi, la Ztl del centro antico??? Invece no la si apre “clandestinamente” per non farlo sapere, perché poi si deve ammettere l’errore. Vi spiego: La Ztl del centro storico era chiusa anche durante i primi giorni della Coppa America poi visto il caos generato si sono tolti i vigili dai varchi del centro antico facendo si che gli automobilisti potessero trovare delle “vie di fuga” al traffico caotico dei primi giorni. Ma ci chiediamo perché non dirlo? Eh no, se no si ammetteva l’errore… vero?
E poi il traffico visto e documentato all’interno anche della Ztl di Chiaia durante le regate cosa ci deve far capire? Che le limitazioni non scoraggiano, purtroppo, i napoletani da usare l’auto ma proprio perché aspettare un’ora un autobus bloccato al varco per il traffico rende impossibile la sua fruizione. Napoli è una città piccola, con una provincia che “spinge” sulla città. Con le zone centrali chiuse tra le colline di Posillipo, del Vomero e il mare. Un famoso urbanista e architetto come Aldo Loris Rossi mi spiego che se chiudi un arteria principale che collega la città, come tante sono state chiuse in questi mesi, il rischio infarto è altissimo. Praticamente quello che succede ogni giorno a Napoli dove arterie importanti (piazza Dante e via Duomo che collegavano il centro al Vomero) sono state chiuse e altre lo saranno facendo si che il traffico non abbia nessuna valvola di sfogo. Insomma i temi sono tanti. Le cose da dire tantissime ancora ma noi proveremo a monitorare quello che succede perché Napoli ha bisogno di grandi eventi ma anche delle piccole cose.