Gli alunni di tutta Italia hanno dovuto per molti mesi rinunciare alla routine giornaliera legata alla settimana scolastica nei mesi che vanno da settembre a giugno. Anche se durante il suo percorso, un alunno non comprende a pieno quanto gli anni a scuola possano essere fondamentali per lui da un punto di vista didattico ma soprattutto sociale e umano, non può di certo fare a meno delle ore trascorse in classe che sono da scenario a divertenti scherzi organizzati alle professoresse, storie d’amore che nascono tra compagni e ore di ricreazione nel cortile che sono per loro fondamentali per interagire anche con i ragazzi delle altre sezioni.
Da quando questo virus è entrato in maniera ingombrante nelle vite di tutti, la scuola ne ha risentito particolarmente, costringendo i giovani ad abbandonare l’idea di avere l’amico di banco con cui confrontarsi ed aiutarsi durante un compito in classe e ritrovarsi a casa, davanti ad un pc e vedere compagni e professori tramite una telecamera e attraverso un’interazione tutta tecnologica.
La Didattica a distanza è stata costante per molti mesi, fino a quando poche settimane fa, a piccoli passi la maggior parte degli studenti è stata chiamata per ritornare nelle classi con la massima sicurezza e tutto il protocollo sfilato da rispettare. Non tutto però è andato liscio, curioso è stato infatti il caso verificatosi al Liceo Pansini al Vomero: gli alunni presenti dovevano essere 350, mentre il registro delle presenze conferma il numero zero. Un’assenza di massa che ha coinvolto anche licei nella zona collinare.
Come spiega la dirigente Daniela Paparella: “Noi eravamo pronti ad accoglierli, avremmo dovuto avere il 50 per cento in classe mentre l’altra metà sarebbe rimasta a casa a studiare a distanza. Invece nessuno è presente, i docenti stanno comunque eseguendo il loro lavoro ed i studenti che oggi risultano assenti in aula saranno ritenuti tali sui registri anche qualora stessero seguendo da casa!”
La preside dell’istituto Pansini prova però ad immedesimarsi nei panni dei giovani impauriti, sostenendo che i ragazzi non si sentono sicuri e temono di essere il veicolo per il virus. Certo i mezzi pubblici con i quali devono arrivare a scuola sono un motivo centrale della loro preoccupazione e visto che molti studenti arrivano da lontano e sono costretti a prenderli, la paura di portare il virus a casa, in situazioni dove magari c’è un membro della famiglia con delle fragilità, è tantissima.
Alla luce di quanto è successo al liceo Vomerese, ci saranno di sicuro dei risvolti nell’organizzazione scolastica, sperando che quanto prima il ritorno a scuola possa diventare per tutti gli studenti un momento sereno ed un ritrovo piacevole con tutti i compagni che resteranno per sempre impressi nella vita di tutti.
Marianna Amendola