Occhi luminosi ad inquadrare scorci mozzafiato, ad insinuarsi in vicoli stretti, o ancora, ad inseguire sfarzosi scaloni di superbi palazzi d’epoca. Parliamo di set cinematografici che si susseguono numerosi da un po’ di tempo in qua. Napoli continua ad essere una grande fonte d’ispirazione per chi ne sa cogliere gli aspetti molteplici e trasformarli in forme d’arte. É accaduto e accade in campo musicale, un patrimonio universalmente riconosciuto; è accaduto e accade in campo letterario. Oggi è proprio quest’ultima forma d’arte a contribuire ad intensificare il fenomeno sopracitato: le storie alla base di queste riprese, trasferite al cinema e alla televisione, sono tratte dai libri dei nostri autori.
Parliamo in particolare di fiction, serie televisive che occupano la fascia oraria di maggiore rilevanza. Lo scrittore Maurizio de Giovanni, a tal proposito, ha calato un tris vincente: “I bastardi di Pizzofalcone”; “Il commissario Ricciardi”; “Mina Settembre”. Tre lavori diversi, tratti appunto dagli omonimi romanzi che presentano una panoramica della città da un punto di vista non solo paesaggistico ma anche artistico e culturale. Meravigliose le scene girate sul lungomare, con il Vesuvio che si impone come sfondo, e le riprese dall’alto che abbracciano il Golfo. Ma non sono le uniche bellezze mostrate. Protagonista di tante riprese, Piazza del Plebiscito è incastonata tra due capolavori architettonici: il Palazzo Reale, la cui prima pietra fu posta nel 1600 e la cui costruzione ha interessato tre secoli diversi; e la Basilica reale Pontificia di San Francesco da Paola edificata nel diciannovesimo secolo, una delle migliori rappresentazioni dell’architettura italiana neoclassica. Dai grandi spazi aperti, le telecamere si insinuano poi nei vicoli stretti, autentico ventre della città, parte storica e caratteristica, tra chiese e palazzi antichi, dove sorgono piccole botteghe che tengono viva la tradizione artigianale.
Allo scrittore Maurizio De Giovanni abbiamo rivolto una domanda: “Mai come adesso Napoli occupa uno spazio rilevante nel palinsesto televisivo, grazie soprattutto ai tuoi romanzi. In queste trasposizioni, quali aspetti della città ti premeva fossero maggiormente valorizzati?”
La risposta dell’autore non si è fatta attendere: “Premetto che sono molto felice di essere uno tra i molteplici autori che attraverso le proprie storie raccontano Napoli. Credo che il successo della narrativa in senso largo, libri, commedie, film e serie televisive, che coinvolge la città dipenda sostanzialmente dal fatto che Napoli possegga un forte elemento identitario. L’osservazione è assai meno banale di quanto sembri, perché le metropoli occidentali stanno diventando, nei tempi di connessione digitale, forse troppo simili l’una alle altre: Napoli è invece sempre riconoscibile, nel bene e nel male, nelle luci e nelle ombre. Quello che mi interessa particolarmente è proprio questa natura unica e peculiare della città, che è piena di invisibili confini che separano condizioni sociali ed economiche radicalmente diverse. Oltre, naturalmente, a una cultura che coniuga meravigliosamente tradizione e rinnovamento, disperazione e speranza nel futuro”.
Ruben Zaccaria