Siamo nel cuore del Mediterraneo. Lampedusa, insieme all’isola di Lampione e di Linosa, forma l’arcipelago delle Pelagie, nonché il territorio italiano più a sud in assoluto. Geograficamente è più vicina alle coste tunisine (113 km) che non a quelle siciliane (205 km).
Le origini del progetto
Attualmente, la squadra milita in terza categoria siciliana, ma non è qui che ci soffermeremo. Facciamo un passo indietro e torniamo al 2017, quando sulla panchina del Lampedusa siede il palermitano Claudio Piraino, fulcro della rinascita del progetto siculo.
A quei tempi, sulle televisioni nazionali andava in onda uno spot pubblicitario: “Dona due euro per il campo di Lampedusa”. Serviva un allenatore, poiché una piccola parte della squadra già c’era. Piraino viene contattato dall’AIC e, qualche giorno dopo, presenta il programma per riportare il gruppo in Prima Categoria.
“Il mio progetto nasceva per spiegare agli italiani che Lampedusa non è solo una meta di sbarco, ma anche di socializzazione”, racconta il mister. È anche vero, però, che uno straniero in squadra, nelle due stagioni con Piraino al timone, non c’è mai stato: “Ci abbiamo provato, ma le leggi della FIGC sono così stringenti che sembrava impossibile tesserare un africano. Abbiamo, quindi, mollato la presa”.
Arrivato sull’isola, l’allenatore incontra Tuccio e Silvia, i due presidenti. L’idea iniziale era di iscriversi al campionato di Prima Categoria, “ma con quali elementi? – si chiedeva Piraino – Il campo era bellissimo, ma mancava la materia prima: i calciatori”.
Claudio non sbagliava. Ci aveva visto lungo. Così, rimboccandosi le maniche, sono stati selezionati alcuni ragazzi dell’isola. “Ma non era giusto comprare e pagare dei calciatori solo per l’iscrizione alla Prima Categoria. Qui ci sono giovani che vogliono divertirsi. Prendiamo loro! Se siamo bravi, bene, altrimenti sarà stata una bella esperienza”. Tutto pronto: il Lampedusa si iscrive al campionato di Terza Categoria.
La Terza Categoria
La prima regola del mister? Il rispetto. Chi si allenava, giocava la domenica. Chi non si allenava non giocava, punto. “Sei Maradona ma non ti alleni? Sei fuori”, ribadisce.
Ma la vita a Lampedusa non è semplice. Fino a novembre si lavora col turismo. Non è facile, quindi, raggruppare i ragazzi per l’allenamento. C’è chi saltava l’esercitazione perché impegnato, o chi non riusciva ad andare perché stanco. Nessun problema: “Dividevo gli allenamenti per permettere a tutti di prepararsi. C’è chi veniva la mattina e chi il pomeriggio. Cercavo di fare qualcosa di grazioso”, spiega Piraino.
Per creare coesione all’interno della squadra, l’allenatore portava i ragazzi a messa ogni sabato. A Lampedusa, come sottolinea, non c’è nulla per i giovani: né un cinema e né un parco giochi per bambini. “Questa mia iniziativa si è rivelata clamorosa per tutta l’isola. La gente mi fermava per strada, e non perché ero il mister, ma perché ero diventato un punto di riferimento per tutti”. Il risultato? “Abbiamo cancellato le brutte abitudini dei ragazzi, col lavoro e la coesione. Li tenevo sempre puliti, preparati ed in tuta. Tutti!”
Non è stato facile. Ad inizio campionato il campo era pronto, ma non mancavano i certificati per poterci giocare. E su un’isola di 6 mila abitanti, si iscrissero solamente due squadre. Ogni trasferta, dunque, era un viaggio da pagare, e come evidenzia Claudio: “nessuno ti regala niente”.
Non avendo a disposizione il terreno di gioco, gli allenamenti venivano svolti in diversi posti della città, dal parcheggio dell’aeroporto alla palestra di una scuola, dalle spiagge di Lampedusa alle stradine del centro storico.
Lo spareggio finale
“Però sai cosa? Abbiamo vinto il campionato grazie ad uno spareggio contro il San Giuseppe Jato. È stata un’apoteosi! Abbiamo festeggiato quando siamo tornati sull’isola. I tifosi hanno preso un camion e messo la musica ad alto volume. Tutto bellissimo, sembrava la Champions League!”.
Durante le partite, lo stadio era colmo di sostenitori. Arrivavano anche in 1500, con bambini ed anziani, pronti ad urlare il nome della propria squadra. Era l’unico svago della domenica, perché, oltre, non c’era nulla per distrarsi
Prima di affrontare la partita finale, Piraino decise di acquistare un biglietto aereo (a spese proprie) per studiare gli avversari. Giunto sul posto, osservò i ragazzi nel palermitano e rimase piacevolmente colpito. Ritornò a Lampedusa e si confrontò con i presidenti. “Volete sapere come sono gli avversari? Forti, anzi fortissimi!”. In più, la fortuna non era dalla parte degli isolani, poiché per lo spareggio sarebbero mancati circa 7 elementi. Molti dei ragazzi, in quel preciso giorno, avrebbero dovuto sostenere gli esami di maturità.
“Chiesero a me se valesse la pena partire. Io dissi sì, perché se non ti presenti hai già perso”. Si misero in viaggio in 14 anziché 18. Arrivati al campo, Claudio dettò la formazione e lasciò in panchina il capitano della squadra. Gli disse: “Tieniti pronto che a partita in corso abbiamo comunque bisogno di te”. Lui sbuffava, perché voleva giocare sin dal primo minuto. A fine gara, e quindi dopo il trionfo in campionato, il ragazzo si è avvicinato all’allenatore, lo ha abbracciato e ringraziato: “Sei stato coraggioso. Hai svolto al meglio il tuo lavoro e ti ringrazio perché ci hai fatto vincere”. Piraino queste parole non le dimenticherà mai.
La Seconda Categoria
Il secondo anno, il Lampedusa ha partecipato alla Seconda Categoria, ma si sono presentati i soliti disagi. I ragazzi si sono schierati dalla sua parte, contestando l’operato societario: “Se c’è il mister noi restiamo, altrimenti andiamo via”. Ormai era diventato un punto di riferimento. Il gruppo si era comunque indebolito, perché alcuni calciatori si sono diplomati e hanno proseguito gli studi, altri, invece, si sono iscritti all’università e hanno lasciato l’isola. Il torneo si è rivelato tuttavia un successo, poiché i lampedusani si son salvati con un mese e mezzo di anticipo. “Dopo la salvezza in Seconda Categoria, però, decisero di non iscrivere più la squadra al campionato, e non so perché”.
Oggi, la squadra è stata iscritta nuovamente in Terza Categoria, riprendendo il progetto giovanile che propose Claudio Piraino. Ora il mister allena a Cinisi, vicino Palermo, e ricorda con commozione il suo passato: “In città mancavano, e mancano tutt’ora, le attrezzature per far crescere i bambini in maniera dignitosa, per dare loro un’opportunità per divertirsi. Voglio fare un grande applauso, allora, a questa grande scuola calcio di Lampedusa, che è tornata e sta facendo tanto per ripartire. Stanno lavorando nel sociale, diversamente dallo Stato. Complimenti a Tuccio e Silvia”.
Salvatore Esposito