Negli anni Cinquanta del Novecento, i quartieri limitrofi al Centro Storico di Napoli subirono un forte processo di urbanizzazione. Non fu un caso, allora, che l’amministrazione comunale scelse Fuorigrotta per la realizzazione di un nuovo stadio. L’allora Stadio del Vomero, sede temporanea delle partite casalinghe del Napoli, presentava una capienza fin troppo ridotta per le decine di migliaia di spettatori presenti sugli spalti.
Fu quindi il 27 aprile del 1952 che toccò terreno la prima pietra di quello che avrebbe dovuto chiamarsi Stadio Partenopeo. Solo due anni più tardi, però, fu presentato il plastico ad Achille Lauro, sindaco della città e presidente del Napoli calcio. I lavori di costruzioni durarono circa sette anni, e il 2 dicembre del 1959 l’arena fu consegnata al Comune: si scelse il nome di Stadio del Sole. La struttura fu inaugurata quattro giorni dopo – oggi ma di 62 anni fa – con la sfida della decima giornata di campionato tra Napoli e Juventus.
Napoli-Juventus, la prima sfida allo Stadio del Sole
Gli azzurri, con 7 punti in 9 gare, accolgono i bianconeri, già vincitori di 10 titoli, nella prima sfida allo Stadio del Sole. Il Napoli dell’allenatore Frossi scende in campo con Bugatti, Comaschi, Mistone, Beltrandi, Greco, Posio, Vitali, Di Giacomo, Vinicio, Del Vecchio e Pesaola. La Juventus di Parola risponde con Vavassori, Castano, Sarti, Emoli, Cervato, Colombo, Boniperti, Nicolè, Charles, Sivori e Stacchini. I torinesi, annichiliti dagli assordanti fischi dei 70mila tifosi avversari, non possono cambiare il destino della partita. Il Napoli del popolo trionfa contro la Vecchia Signora, grazie ai gol di Vitali al 6° minuto e di Vinicio al 63esimo. Quella della Juventus fu la rete della bandiera, quando Cervato trasforma un tiro dal dischetto a pochi secondi dal novantesimo.
Alla fine del campionato 1959/1960, i bianconeri conquistano l’11° titolo, mentre il Napoli si posiziona 14esimo, a soli due punti dalla zona retrocessione.
La nascita del San Paolo
Nel 1963, quattro anni dopo l’inaugurazione, lo Stadio del Sole fu ribattezzato Stadio San Paolo. Ma perché proprio San Paolo? La tradizione vuole che Paolo di Tarso, nell’anno ’61 d.C, avrebbe raggiunto la penisola italiana attraccando prima a Pozzuoli, con l’avvio della predicazione dei cristiani, e poi nella zona dell’attuale Fuorigrotta. Per tale motivo, l’impianto fu nominato in suo onore.
Lo stadio di Napoli, in quell’anno, ospitò le cerimonie di apertura e chiusura, e la finale del torneo di calcio, dei Giochi del Mediterraneo. Parteciparono alla competizione 1057 atleti provenienti da 13 distinti Paesi. L’Italia trionfò con 69 medaglie, di cui 32 oro.
Ventuno anni dopo, precisamente il 5 luglio del 1984, calpesta l’erba del San Paolo il calciatore più forte di tutti tempi, colui che ha “obbligato” una società di calcio a ritirare la maglia numero 10, storicamente la più iconica ed importante del calcio: Diego Armando Maradona. Non solo. grazie a lui, lo stadio di Napoli vede vincere due Scudetti, una Coppa UEFA, una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana. Ancora, il Pibe de Oro è stato l’unico in grado di strappare il nome di uno stadio dedicato ad un santo e renderlo proprio.
Prima di questo importante evento, però, facciamo un salto di sei anni. Ai mondiali di calcio del 1990, il San Paolo fu il terreno di gioco di partite rilevanti: l’Argentina di Diego sconfisse per 2-0 l’Unione Sovietica. Il 18 giugno, cinque giorni dopo la prima gara, l’Albiceleste pareggiò 1-1 contro la Romania. A Napoli si giocarono, ancora, tre partite prestigiose: l’ottavo di finale Camerun – Colombia, conclusasi due a uno per gli africani; i quarti tra Camerun e Inghilterra, coi gol di Kundé, Ekéké, Platt e Lineker (doppietta). Gli inglesi s’imposero per 2-3; e la storica semifinale tra l’Argentina e l’Italia di Zenga, Baresi, Bergomi, Maldini, Donadoni, Schillaci e Vialli. Maradona e compagni la spuntarono ai rigori. L’ultimo rigore segnato fu proprio da Diego. Gli spalti del San Paolo videro 60mila spettatori, ed il cuore dei partenopei era diviso a metà.
Lo Stadio dedicato a Diego Armando Maradona
Come provavamo a spiegare qualche riga fa, chi poteva, grazie al suo eterno amore con la città e al suo spirito rivoluzionario, modificare il nome storico di uno degli stadi più importanti d’Italia? Ovviamente Maradona. Il 25 novembre 2020, Diego muore nella città di Tigre, in Argentina. Il giorno successivo, l’amministratore comunale ha intrapreso l’iter per intitolare lo Stadio all’ex capitano azzurro. Il 29 dello stesso mese, gli azzurri giocano in casa contro la Roma col lutto al braccio. Grazie ai gol di Insigne, Ruiz, Mertens e Politano, il Napoli vince 4-0 nel nome di Maradona, tra la commozione del pubblico.
Il 4 dicembre è giunta l’approvazione della delibera di Giunta. Il giorno seguente, il prefetto di Napoli ha dato seguito alla richiesta del Comune, autorizzando l’imposizione del nuovo toponimo stadio Diego Armando Maradona all’impianto. Il 28 novembre 2021, in occasione del primo anniversario della morte del Pibe de oro e della partita di campionato tra Napoli e Lazio, è stata scoperta una statua di bronzo raffigurante lo stesso Maradona. Il risultato della difficile sfida? 4-0, come l’anno precedente. Un caso? Forse. Ma noi crediamo poco alle coincidenze, perché se il cielo di Napoli piove nei giorni del ricordo di Maradona, non può essere che un volere divino.
Paolo di Tarso capirà, perché il San Paolo con Diego divenne un luogo sacro, e la domenica allo stadio un vero e proprio rituale religioso.