Il Dipartimento di Napoli dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale affronta notevoli complessità nella provincia di Napoli.
Si consideri che la Regione Campania ha oltre 5 milioni e mezzo di abitanti, dei quali oltre il 50% risiede nella provincia di Napoli che occupa non più del 9% del territorio regionale con una densità di quasi 2.600 abitanti per km quadrato. Oltretutto tra il capoluogo e la sua provincia c’è una continuità abitativa, molto spesso, senza nessun spazio libero tra i diversi comuni. Tale situazione è inasprita da un’edilizia non programmata, spesso abusiva e sottoposta nel tempo agli indecenti condoni edilizi che si sono susseguiti nel corso dei decenni. La situazione incide, in maniera determinante e negativa, sulla depurazione delle acque reflue urbane che creano i criminali inquinamenti del mare e dei corsi d’acqua.
Uno dei compiti dell’ARPAC è il monitoraggio periodico e il controllo pubblico degli impianti di depurazione delle acque.
I controlli effettuati dal personale dell’Area Territoriale di Napoli dell’Agenzia Campana, dall’anno 2018 al 2020, ai sei impianti di depurazione regionali della provincia partenopea, che sono: Napoli Ovest, Punta Gradelle (costruito recentemente) Foce Sarno, Area Nolana, Napoli Est e infine Acerra, segnalano che essi hanno tutti una potenzialità d’impianto superiore a 50.000 A.E. (Abitante Equivalente).
Dai controlli effettuati dall’Arpa Campania, sempre nel predetto biennio, con i dati aggiornati a settembre 2020 si ricava che per quanto riguarda le concentrazioni di BOD5 – parametro che misura la quantità di ossigeno consumata in 5 giorni a 20° centigradi, da parte dei microrganismi viventi presenti nell’acqua – di COD -domanda chimica di ossigeno- e Solidi Sospesi, tre dei sei impianti presentano un’alta percentuale di non conformità, mentre per i 51 parametri indicati dalla normativa prevista dal D. Lgs 152/06, la percentuale di non conformità supera il 50% negli stessi tre impianti di: Napoli Est, Napoli Ovest (detto di Cuma) e Acerra.
Per quest’ultimo la situazione è migliorata nel 2020 grazie ai lavori di rifunzionalizzazione ed adeguamento della linea acque.
Tra i sei impianti quello con maggiori criticità, che spesso supera i valori massimi inquinanti per legge, è il depuratore di Napoli Est. Per esso sono stati previsti interventi importanti di circa 89 milioni di euro per trasformare il processo di depurazione attuale, di tipo chimico-fisico, a quello biologico e la realizzazione della linea di digestione anaerobica. Si prevede di riuscire a ottenere gli stessi risultati dell’adeguamento effettuato al depuratore di “Foce Sarno”, mentre per il depuratore di Acerra (detto omomorto) richiede lavori di adeguamento per le note carenze strutturali, perché frequentemente scarica nei Regi Lagni, come quello di “Area Nolana”, acque non depurate oltre i limiti consentiti.
Pertanto l’ARPAC ritiene che la depurazione delle acque reflue della provincia di Napoli, si siano incamminate su un percorso di miglioramento che lascia ben sperare per il futuro.