Un alleato nella lotta alle emissioni in atmosfera e all’impoverimento dei suoli. Ma anche un argine al caro fertilizzanti che, dallo scoppio del conflitto in Ucraina, sta pesando sui bilanci delle aziende del settore agroalimentare. Il compost, ricavato dal riciclo dei rifiuti organici da raccolta differenziata, può essere un alleato prezioso per vincere le sfide ambientali ed economiche, ma serve superare paure e pregiudizi che ancora ne ostacolano il ritorno alla terra. È l’appello lanciato dal mondo della ricerca e delle imprese di settore in occasione della tavola rotonda promossa da Castaldo High Tech, prima azienda produttrice di compost in Campania.
L’Italia è campione mondiale di riciclo dell’organico – spiega Massimo Centemero, direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori – sono 52 i milioni di abitanti che fanno la raccolta differenziata dell’umido. Raccolta che a sua volta alimenta un’industria capace oggi di produrre oltre due milioni di tonnellate l’anno di fertilizzante naturale come carbonio, azoto, ma anche fosforo, potassio e altri microelementi chiave per garantire la fertilità dei suoli agricoli. Elementi che nel compost abbondano e che nei nostri terreni, minacciati dall’inaridimento, sono invece sempre più rari”.
I benefici riguardano anche il fronte della lotta al cambiamento climatico. “Per sintetizzare una tonnellata di azoto a livello industriale si generano sette tonnellate di CO2 – ha spiegato Massimo Fagnano, professore di agraria all’Università degli Studi di Napoli Federico II – oltre a ridurre in maniera clamorosa questo impatto il compost ci consente di stoccare carbonio nel suolo, evitando che anche questo venga disperso in atmosfera”.
Secondo un studio del CIC, una singola tonnellata di compost può catturare tra 78 e 130 kg di CO2 equivalente.
Ma c’è anche un altro fronte, quello del caro fertilizzanti, apertosi in maniera drammatica con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, due dei principali fornitori di concimi di sintesi per il mercato europeo. “Quella che ieri era un’opzione, ovvero l’utilizzo del compost in agricoltura, oggi è diventata una scelta obbligata per garantire la sopravvivenza delle aziende agricole – ha aggiunto Fagnano – travolte dall’aumento del prezzo dei concimi azotati, cresciuti anche del 400% rispetto allo scorso anno. Una tempesta perfetta che sta facendo fallire migliaia di imprese. Creando nuova disoccupazione in un Sud che è già fanalino di coda in Europa.
Ancora troppe le paure e i pregiudizi che ruotano intorno al compost e, più in generale, alle attività industriali di riciclo. Pregiudizi che a loro volta si traducono in una maggiore difficoltà nell’accesso al credito per le imprese che intendono investire nella costruzione o nell’ammodernamento d’impianti.