LA NOTTE DEGLI ADDII – Ventidue anni dopo la storia si ripete. Questa volta, è ancora il momento della Coppa, piuttosto della Super Coppa, ma le protagoniste sono sempre le stesse. Juve e Napoli, tornano a sfidarsi per aggiungere un altro trofeo nella bacheca dei successi. Da una parte Maifredi, dall’altra Bigon. Come quella sera, ieri Napoli ha scritto un’altra pagina importante di storia. Questa volta ci si è dovuti accontentare di un 2-0, piuttosto che un 5-1, ma in una serata come questa contano poco i numeri. Tanti i napoletani, come gli Juventini, che hanno invaso la Capitale, pronti a godersi e a regalare emozioni indescrivibili. Proprio così, è difficile quantificare e spiegare quanto accaduto allo stadio Olimpico. Da una parte la voglia di vincere, dall’altra la paura di sbagliare, nel mezzo l’addio di due campioni. Alessandro Del Piero non poteva che essere titolare in una partita che sarebbe stata la sua ultima. Così come Ezequiel Lavezzi, uomo desiderato e corteggiato da diverse squadre Europee. Un boato assordante, proveniente dagli spalti, avvolge il campo. Non siamo al Colosseo, non ci sono bestie feroci, ma undici gladiatori pronti a dare l’anima per le loro città. Torino che ha già festeggiato, in parte la scorsa settimana per lo scudetto, in parte ieri per la promozione del Toro nella massima serie. E Napoli, la città ai piedi del Vesuvio, dimenticata da tutti, ma affamata di gloria e alla ricerca del primo successo dell’era De Laurentiis. La Juve, campione d’Italia, imbattuta per un intero campionato, stavolta è stata punita. Pochi minuti per dar dimostrazione, ad una squadra scesa in campo con la presunzione, che quel Napoli che ha tenuto testa a Bayern, Manchester e Chelsea, è tornato e non ha paura.
K.O. JUVE – Occasioni sprecate e fiato da vendere non bastano a fare risultato nei primi 45’ di gioco. Poi la scossa. Quel Brighi poco attento, fischiato e criticato per le innumerevoli scelte sbagliate della serata, non può che punire Storari. E’ quell’argentino venuto da lontano, scugnizzo dal cuore grande, a procurarsi ancora una volta un calcio di rigore, trasformato da Cavani in immediato vantaggio. Ancora una volta sono trentatré le reti messe a segno dal bomber azzurro, proprio come lo scorso anno, un numero che lascia pensare. A completare l’opera ci pensa, invece, l’uomo che aveva promesso, quell’uomo che ha giurato amore eterno, lo slovacco con la cresta più famosa del mondo. Su perfetto assist di Goran Pandev, Hamsik non perdona sotto porta e sa come accendere gli animi partenopei. E’ già festa. Dagli spalti riecheggia quell’inno ormai finito sulla bocca di tutti, ma stavolta c’è poca ironia, solo tanta voglia di godere per un successo stra-meritato. E’ il momento di chiudere la stagione in bellezza e mettere a tacere tutti coloro che parlavano di fallimento. Quel Napoli poco motivato, forse era davvero solo stanco per i numerosi impegni e stavolta ci si è dovuti accontentare dell’Europa League. Beffati due volta dalla Vecchia Signora, è arrivato il momento della rivincita, di godersi delle soddisfazioni che sanno come saziare. Brighi dice che non c’è più tempo.
GIOIA GRANDE – E’ festa . Dal campo agli spalti, è tutto una gran festa. Sospiri di sollievo, sorrisi infiniti e lacrime di gioia. Le lacrime sono di chi ha atteso tanto, di chi non ha mai smesso di crederci, di chi è andato in giro in ogni angolo di Italia pur di onorare i propri colori e la propria città. Sono anche di chi, ha sempre tenuto per sé le emozioni e difficilmente si è lasciato andare. Stavolta non è così, il Pocho ha trasformato quei fischi della scorsa settimana in applausi, applausi che non lo lasciano indifferente. E’ un saluto il suo che sa tanto di addio. Piange, abbraccia i compagni, bacia il mister e corre a ringraziare la curva, la sua curva. Fiero della sua folla, innamorato di una città e della sua gente che l’hanno reso l’uomo che è oggi. Soddisfatto di aver regalato alla sua gente cinque anni di emozioni, ma ancor di più una vittoria che davvero conta. Le lacrime sono anche quelle di un capitano che non gioca per il semplice gusto di giocare, ma per far felice il suo popolo, perché chi meglio di lui sa cosa vuol dire amare Napoli?! Perché ieri non erano solo sue le mani che stringevano la coppa e l’alzavano al cielo, ma quelle di un intero popolo. Tra gli applausi e le parole del soldato più famoso del mondo, quella coppa incanta proprio tutti. Dal mister al presidente, pronti a proseguire la festa negli spogliatoi e a tornare a “casa”. C’è un’intera città pronta ad accoglierli e ad applaudirli, pronta a regalargli una notte magica e un’alba memorabile. C’è chi Maradona l’ha visto crescere, e chi è cresciuto con lui. Chi Maradona non ha potuto ammirarlo nel compiere le più grandi gesta in maglia azzurra e chi ha comprato libri e videocassette pur di provare quel brivido che solo lui è stato capace di regalare a Napoli. Erano altri tempi, ma oggi una cosa è certa, dopo più di vent’anni c’è di nuovo da festeggiare e sentirsi grandi.