Che cos’è che non sa fare? Non sa giocare a pallone, questo si è capito. Ma, il resto? Sa cantare, sa ballare, ma questo si sapeva già. E poi? Sa raccontare di sé, senza boria. Però, sa reggere il palcoscenico qualsiasi esso sia: ha già calcato i teatri quando ballava, o meglio, quando il ballo era la sua attività primaria, ma poi ha bucato lo schermo non solo perché è un bel ragazzo, ma perché sa parlare, sa muoversi e districarsi anche in ruoli nuovi: dalla televisione al teatro, e non come ballerino, il passo non è facile, ma non sembra accorgersi della differenza.
Stefano De Martino esordisce all’Augusteo, è partito da Torre Annunziata, un passaggio – anzi due, tra uno svenimento e l’altro – a Roma, per poi andare in giro per il mondo a ballare; poi, l’esperienza della tv in Rai, e ora sperimenta il tipico One Man Show all’Augusteo: la prima è un successo importante, e tutto il pubblico, anche quello maschile, ne è entusiasta per le ore di leggerezza con cui De Martino ha intrattenuto galleria e platea.
Da parcheggiatore abusivo al fruttivendolo, De Martino si racconta tra intervalli cantati e ballati con trasparenza ed ironia, facendo riflettere che, per arrivare all’obiettivo importante, bisogna porsi dei traguardi più piccoli, raggiungibili più facilmente, dei traguardi più fattibili. Si dimostra abile tra il serio ed il faceto, senza, appunto, prendersi sul serio dinanzi a chi, magari, non solo è più grande di lui, ma può avere anche un curriculum più cospicuo. Però, come dice lui, dinanzi al direttore di produzione della Rai di Napoli seduto in prima fila al fianco di Lina Sastri, ha ancora trent’anni di gavetta dinanzi a sé considerando l’età media dei conduttori della tv di stato.
Se per tutta la generazione tra ’80 e ’90, quelli che sono nati tra l’analogico ed il digitale, la speranza di futuro è stata costellata da cambi di direzione bruschi rispetto ai sogni da bambino, Stefano De Martino è l’esempio di chi non ha mai mollato grazie ad un’emotività notevole, nonostante girasse con un borsone grande e rosa mentre tutti avevano quello con il logo del bulldog col pallone fra i denti, ha perseguito i suoi sogni sacrificandosi e lavorando tanto, maturando tante esperienze e, soprattutto, disinteressandosi del giudizio altrui.