Oggi, a seguito dell’intervista rilasciata dall’ex assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo, pubblicata sul sito on line de “Il Fatto Quotidiano”,arrivano come fulmini a ciel sereno le querele, minacciate o effettive, mosse dai legali del Sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Le dichiarazioni di De Magistris purtroppo colpiscono duro e, nel mirino, questa volta c’è l’ex assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo: “Ho dato mandato ai miei legali di presentare un’azione civile, avanzando richiesta di 1 milione di euro, in relazione alle dichiarazioni rilasciate da Riccardo Realfonzo nell’intervista pubblicata sul sito on line de Il fatto quotidiano”.
Realfonzo, che ricordiamolo era stato soprannominato il Robin Hood di palazzo San Giacomo dall’ex sindaco Iervolino, neanche questa volta ha avuto paura di dire la sua e, durante l’intervista “incriminata”, ha dichiarato: «Al sindaco è mancata la volontà di aggredire i problemi di fondo della città, a cominciare dal risanamento del bilancio comunale. Per privilegiare una politica attenta agli eventi, all’America’s Cup, alle passerelle, alla volontà di ottenere subito dei risultati sul piano mediatico».
Ma il primo cittadino non ci sta e, oltre alla decisione di devolvere il ricavato dell’azione civile alle fasce piu’ deboli della popolazione, colpisce duramente chi l’ha diffamato: “Si tratta infatti di una intervista dal contenuto diffamatorio, fondata su falsità provenienti da un soggetto che, in questo modo, non fa altro che confermare il proprio fallimento politico come assessore, scaricando livore su chi gli ha dato piena fiducia per un anno. Parole, quelle di Realfonzo, che risultano offensive non solo e non tanto verso di me e la mia giunta, quanto verso una città intera che ha rialzato la testa, dimostrando discontinuità col passato e desiderio di legalità, come confermato dalla forte credibilità nazionale e internazionale che oggi napoli può vantare. Se fosse vera soltanto una metà di quello che egli afferma, allora c’è da chiedersi come mai non si sia spontaneamente dimesso invece di attendere la mia sfiducia, continuando a far parte di una giunta di cui ha condiviso ogni atto e ogni provvedimento”.
A questo punto però la domanda sorge spontanea: la querela se utilizzata come difesa da affermazioni “realmente” diffamatorie è giusta, ma se utilizzata con troppa facilità può diventare uno strumento “frenante” della libera espressione dei cittadini?