Finito l’ottobre rosso per il Napoli e per Mazzarri, il mese che ha portato in dote le prime delusioni in campionato, si cercava la svolta dopo Juve e Atalanta, ma novembre si è presentato con la stessa amarezza del suo predecessore: pareggio casalingo contro un modesto Torino, arrivato tuttavia in modo beffardo nei minuti di recupero quando ormai la partita volgeva all’ultimo respiro. Ma se i primi campanellini d’allarme per gli azzurri erano arrivati in trasferta adesso cade anche il mito del San Paolo, fortino inespugnabile sino alla gara di domenica pomeriggio contro i granata di Ventura che incassano il gentil dono di Aronica e ringraziano sentitamente gli amici partenopei per il pensiero avuto: “troppo buoni, non dovevate”, ci sembra di ascoltarlo il coro di Bianchi e soci prima di ripartire per il Piemonte. Ma tant’è, noi napoletani abbiamo il cuore grande, siamo generosi, e oltre un mese prima di Natale ci siamo tolti pure il fastidio dei primi regali!
Il pareggio con il Torino evidenzia dei limiti in fase realizzativa che iniziano ad essere preoccupanti. Classifica alla mano, il Napoli in 11 gare ha messo a segno la miseria di 16 reti (media di 1.45 a partita) pur contando sull’apporto di uno dei principali bomber europei, quell’Edinson Cavani che domenica pomeriggio a fine gara è scappato come un fulmine negli spogliatoi scuro in volto. Quando non c’è lui si dice che non c’è un adeguato sostituto, quando c’è si sprecano le occasioni e, morale della favola, i partenopei faticano più del dovuto sottoporta. Se poi ci si mette nel conto lo scadente stato di forma di Pandev e la (sin quì) scarsa vena realizzativa di Insigne il bicchiere lì davanti inizia ad essere mezzo vuoto. E Hamsik non riesce sempre a raddrizzare le partite, anche lui (a volte) è umano. Senza parlare del povero giovanotto venuto dal Cile che si vuole spacciare per prima punta. Eresia!
E così va a finire che la tanto bistrattata difesa, che non offriva garanzie priva di un elemento di spessore, diventa il punto di forza del Napoli. Sette i gol subiti (media dello 0.63 a partita) mettendo nel conto anche il regalo del buon Aronica e i due schiaffi presi con la Juventus arrivati in quei maledetti 10′ finali a conclusione di una partita che si stava mestamente concludendo sullo 0-0. Senza voler contare l’occasione persa di Catania sulla bilancia azzurra mancano almeno tre punti (il pareggio di Bergamo e i 2 col Torino) che avrebbero consegnato tutt’altra classifica (-2 dalla capolista invece che -5) e un morale di sicuro migliore di quello attuale. E con questi risultati arrivano, puntualissime, anche le prime critiche che partono da Mazzarri per abbattersi come pesanti macigni su Bigon e il suo mercato fallimentare, sino al presidente che “non caccia i soldi”, mentre meno di un mese fa si parlava di scudetto e squadra formidabile.
E’ evidente che da questo Napoli ci si aspetti di più viste le difficoltà delle romane e del Milan, di un Inter che si sta rifondando e di una Juventus non irresistibile, ma certe critiche sembrano davvero ingenerose. La strada da percorrere, per fortuna, è ancora lunga (giocato nemmeno un terzo della stagione) e gli errori sin quì commessi non sono irrimediabili. Serve il miglior Napoli e il miglior Mazzarri per raddrizzare la rotta, non si può esser stanchi dopo solo 11 giornate. Il riscatto i tifosi se lo aspettano già giovedì in Europa League contro il Dnipro e domenica a Genova. Poi è evidente che con un pò di fortuna e qualche ritocchino a gennaio (si parla di Benatia, Armero e Floccari come rinforzi) si può ancora sognare. Una vittoria, Napoli, per riprendere la marcia.