Questa mattina il ministro del Lavoro Elsa Fornero è attesa a Napoli, precisamente alla Mostra d’Oltremare, per presentare l’apprendistato rivolto ai giovani dai 15 anni in su. E’ attesa, oltre che dagli “addetti ai lavori”, anche da una folla di contestatori e universitari che, dalle 11 di questa mattina, si sono riuniti a Piazza San Vitale per gridare il loro “No ai signori della precarietà”. Imponenti le misure di sicurezza delle forze dell’ordine a Fuorigrotta.
Il Progetto: La Fornero, in collaborazione con il governo tedesco ed il ministro del LavoroUrsula von Der Leyden, propone un piano innovativo al fine di combinare la formazione sul lavoro con quella in aula. Il tutto al fine di avviare un sistema di scambio tra i giovani e le imprese.
La manifestazione: Numerosi gli slogan “Anti-Fornero”, lancio di petardi e fumogeni, oltre a pannelli anti-sfondamento in testa al corteo. Centinaia di studenti, precari e disoccupati in piazza San Vitale manifestano al grido di: “Fornero a lavorare comincia tu”. Numerosi anche gli slogan, striscioni, bandiere, mentre il clima è teso, le voci si uniscono in un grido inequivocabile: “Jatevenne”, questo gridano i manifestanti.La folla dice “No ai signori della precarietà”, si chiede “Reddito garantito per tutti”.
Il corteo, una volta percorso viale Augusto in direzione Mostra d’Oltremare, dove è atteso il ministro del lavoro, presso Piazzale Tecchio ha forzato l’alt di polizia e carabinieri, lanciando pietre, aste di bandiera e bottiglie in direzione degli agenti che, al fine di disperdere i manifestanti, hanno risposto con lacrimogeni e con due cariche: una all’attenzione dei manifestanti di Piazzale Tecchio, mentre una seconda carica costringeva un gruppetto di studenti a rifugiarsi all’interno della facoltà d’ingegneria.
Le voci dei manifestanti si uniscono e parlano chiaro: “Studenti e precari sono stanchi di essere strumentalizzati dal politico di turno, nella città simbolo della disoccupazione e del lavoro nero i progetti della Fornero appaiono solo un’inutile provocazione. Siamo stufi di accettare lavori di 89 ore al giorno per 600 euro al mese, di essere lasciati a casa senza un giorno di preavviso, di essere ricattati e costretti a lavori senza sicurezza, senza democrazia e senza dignità”.