Anche a Napoli qualcuno dirà che è stata una manifestazione giusta, qualcun’altro invece, fermo ai crocicchi dei palazzi del potere, dove s’è messa a morte la giustizia sociale,come sempre, ignorerà voci e volti dei tanti, tantissimi giovani presenti, facendo orecchie da mercante. “Non siamo più disponibili a subire i tagli alla scuola e all’istruzione pubblica”, queste le parole forti ed inequivocabili pronunciate ieri, 24 novembre, da alcuni studenti manifestanti partenopei. Lo stesso coro, udito in altre piazze italiane, contesta fortemente le scelte politiche del Governo Monti e del Ministro Profumo che assestano un ulteriore duro colpo alla qualità dell’offerta formativa, al diritto al sapere per tutti, alle condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori a partire dal mancato ripristino degli scatti di anzianità.
Il corteo partenopeo, partito da piazza Garibaldi, ha visto la partecipazione di migliaia di ragazzi di scuole di Napoli e non solo, chiamati in piazza dall’Unione degli studenti e dal Collettivo degli universitari. Poco dopo la partenza, si sono accodati anche i manifestanti dei centri sociali che, in diversi momenti della manifestazione, hanno lanciato alcuni petardi. Presenti al corteo anche ragazzi di istituti pubblici e privati di Caserta, Avellino e Benevento e gli operai Fiom che attendono di essere riassunti in Fiat di Pomigliano.
L’atteggiamento irriverente e ostinato da parte del Governo Monti, infatti, che ha sempre ignorato le richieste dei sindacati di categoria, le proposte per il rinnovo contrattuale e il riconoscimento degli scatti di anzianità, ha ignorato, di fatto, la necessità di un confronto aperto, onesto e deciso sul sistema scolastico nazionale, sollevando in più di un’occasione il malcontento soprattutto tra giovani e precari.
Mentre si continuano a ridurre gli organici negando il lavoro e le prospettive di stabilizzazione ai precari, le lotte degli studenti e dei lavoratori della scuola, oggi come non mai appaiono giuste e, con forza innovatrice, pongono l’accento sulla necessità di cancellare le politiche di austerità d’un governo che, di fatto, allarga a dismisura le disuguaglianze ed umilia un’ intera generazione. Una generazione esclusa dal lavoro e dal diritto allo studio, una generazione che chiede diritti e, in vista dell’ennesimo, duro colpo assestato dalla legge di riforma degli organi collegiali, manifesta e lotta apertamente, chiedendosi anche come sopravvivere in un contesto di studio e lavoro che restringe, di fatto, ulteriormente gli spazi di democrazia, frammentando il sistema nazionale d’istruzione.