Per due decenni ha dato la caccia ai superlatitanti di Casal di Principe e ha squarciato quel velo di silenzio e omertà che per anni ha contraddistinto la Campania. Prima delle sue indagini difatti non c’era nessun libro, film o testimone che raccontasse l’ascesa militare poi economica di uno dei clan più spietati della criminalità organizzata.
Federico Cafiero De Raho, attualmente procuratore aggiunto e coordinatore del pool antimafia di Napoli sarà il nuovo procuratore capo di Reggio Calabria. A distanza di quasi un anno dalla poltrona vacante di Giuseppe Pignatone il Consiglio Superiore della Magistratura, dopo il ritiro della candidatura degli aggiunti Nicola Gratteri e Michele Prestipino, ha deciso di affidare la procura di Reggio a De Raho. Il magistrato emblema delle istituzioni e impegnato da anni in prima linea nella lotta alla camorra si troverà questa volta a dover combattere con le cosche reggine, una ‘ndrangheta potente e ricca, e soprattutto sempre più radicata sul territorio.
Fin dagli anni novanta il magistrato napoletano ha sgominato il Gotha criminale casertano, un business che va dallo smaltimento dei rifiuti tossici alla droga e le sue inchieste hanno portato all’arresto dei boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, Francesco Bidognetti, Antonio Iovine, catturato dopo 15 anni di latitanza ed infine Michele Zagaria, l’ultima primula rossa, che per anni è stato considerato imprendibile. Ad aspettarlo all’uscita del bunker di Casapesenna nel 2011 c’era proprio l’uomo che per anni era stato la sua spina nel fianco, il magistrato antimafia De Raho che aveva messo la battaglia contro i Casalesi al primo posto. Come non ricordare la sua incisiva requisitoria da pubblico ministero nel maxiprocesso “Spartacus” (con più di 1300 indagati e circa 100 condannati) che si è snodata nel dibattimento per ben 52 udienze, che ha portato a 27 condanne definitive all’ergastolo.
Chi lo ha conosciuto di persona lo descrive come una persona schiva, riservata, con un profilo basso, lontana dai riflettori e dalla voglia di autocelebrazione. E’ da sottolineare infatti il grande dispiego di forze, inquirenti, investigatori e la perfetta collaborazione con tutti gli uomini della procura, indipendentemente dal ruolo. “Il modello attuato a Napoli è stato quello del lavoro di gruppo – ha sottolineato il nuovo procuratore di Reggio Calabria – questa è stata la base fondamentale per ottenere grandi risultati. A Reggio sono già stati ottenuti grandi risultati, quindi spero di immergermi in un modello analogo a quello napoletano in cui tutti lavorano per l’ufficio e quindi ripetere i grandi risultati ottenuti”. Da anni il giudice anticamorra vive sotto scorta, essendo – come confermato da alcuni pentiti e da numeroso intercettazioni telefoniche – il primo nel mirino di alcuni sodalizi camorristici non solo per l’arresto e le condanne al 41 bis dei principali esponenti dei clan ma per l’ingente danno economico causato dalle indagini della Dda. I sequestri patrimoniali ammontano infatti a un valore complessivo di oltre due miliardi di euro. Al procuratore Cafiero De Raho va inoltre riconosciuto il merito di aver contribuito alle indagini sull’omicidio di Don Peppe Diana.