Il ricatto, perchè di questo si tratta, è oramai uscito allo scoperto a Sant’Antimo. I tanti bengalesi privati del passaporto e costretti a lavorare anche 14 ore al giorno senza riposo o diritti, chiedono lo status di schiavi. E’ una protesta simbolica ma forte la loro, per sfuggire al ricatto dei loro “padroni”, datori di lavoro di Sant’Antimo (Napoli) che, senza alcun diritto, hanno sottratto loro i passaporti costringendoli a lavorare fino a 14 ore al giorno senza riposo settimanale con una paga, quando raramente corrisposta, che non arriva a 250 euro al mese.
Questa la paradossale ma disperata richiesta di aiuto, raccolta dall’associazione per la difesa dei diritti degli immigrati, che punta il dito contro le disumane condizioni di lavoro nelle quali versano centinaia di cittadini bengalesi, molti dei quali clandestini, da anni utilizzati nelle fabbriche tessili di Sant’Antimo e di altri comuni vicini a nord di Napoli.
Presto arriverà una denuncia per riduzione in schiavitù – si legge in un comunicato dell’associazione – i lavoratori bengalesi chiedono giustizia e soprattutto al prefetto che siano concessi a tutti i firmatari i permessi di soggiorno per motivi umanitari, così come previsto dall’ex articolo 18 della legge 40 sull’immigrazione, in modo da potersi sottrarre da un ricatto assurdo. Si spera potranno, una volta ottenuto il permesso di soggiorno, tornare a lavorare si, ma in condizioni sicuramente piu’ umane e con una paga degna d’un lavoro civile.