Li sentite quegli spari, si quei quattro spari. Al 26esimo secondo di questo breve video (alla fine dell’articolo). Li avete sentiti bene, al di là del vociare, delle immagini che dicono poco, troppo poco, sono quei quattro “botti” che ti gelano il sangue e che ferirono mortalmente Ciro Esposito. Quel suono forse dal vivo in pochi lo hanno sentito, a Napoli, purtroppo, per altre mille vicende molti hanno sentito degli spari, non mortaretti, spari. Ebbene quegli spari, in tv, nelle fiction, nei film, sono suoni come altri, nel video però gelano il sangue perché sono veri, non finzione, sono veri e ti ricordano un avvenimento, triste, noto. Era il 3 maggio 2014. A Roma si gioca la finale di Coppa Italia, gioca il Napoli contro la Fiorentina, la capitale non è blindata, la gara è sottovalutata, i romani tendono l’agguato ad un bus. Cronaca nera, quegli spari che sentite sono per Ciro Esposito che 40 giorni dopo circa morirà in un letto di ospedale. Era andato a vedere la partita, stava in quella strada, vede il casino, vede che qualcosa non va, scavalca, un cordolo in mezzo alla carreggiata, corre verso i suoi fratelli azzurri. Difende persone innocenti, giovani che vengono attaccati in maniera vile. Andrà incontro alla morte… ma lui non lo sa. Poche ore dopo qualcuno twitta, qualcuno che da napoletano campa sulle spalle di una Gomorra, da il via allo Sputtanapoli. Genny De Tommaso e Massimiliano Mantice salgono sulla staccionata per sapere, cercano di sapere di Ciro, prima, lo avevano aiutato, lo avevano soccorso, ebbene da quel momento parte la caccia al napoletano camorrista, al napoletano che vive con gomorra nella testa, la città del crimine, la città dove qualsiasi cosa succede è colpa nostra. Ma scusate dove eravamo? Mi pare a Roma… E chi ha sparato? Non certo un napoletano o sbaglio? Chi è morto? Un napoletano, sbaglio? No… non credo di sbagliare. Eppure da quel giorno e per giorni infiniti sulle cronache ci sono solo Napoli e i napoletani, ci sono i tifosi del Napoli e quelli brutti e cattivi che frequentano le Curve e vanno in trasferta con una sciarpa azzurra al collo. Per settimane lo Sputtanapoli cammina e supera mille rivoli e noi ci proviamo a difendere Napoli ma se è da alcuni di noi che parte lo Sputtanapoli cosa vogliamo? E’ ora di far sentire quegli spari a tutti, e ora di far sentire quegli spari alle istituzioni, alle televisioni di tutta italia (la i minuscola è voluta), ai programmi nazionali e quelli locali, ai programmi nati ad hoc e quelli che invadono la tv italiana per puntare il dito verso Napoli. Qualcuno poi parla di vittimismo, solo di vittimismo. Sentite quei quattro colpi di pistola, fatevi gelare il sangue e poi vediamo se parlate ancora di vittimismo in una città che lotta ogni giorno per far capire quanto sia importante per noi essere partenopei, napoletani, figli del Vesuvio. Sentiteli quei 4 colpi e pensate cosa iniziò da quegli spari….
Stefania Zizolfi