Il 23 e 24 aprile al Te.Co. Teatro di Contrabbando va in scena “Jonoj“, diretto da Victoria de Campora, che firma anche l’adattamento della messa in scena insieme ai due interpreti Adelaide Oliano e Roberto Ingenito. Lo spettacolo prende spunto da Le Sedie di Jonesco riprendendone soprattutto il ritratto dell’umanità come ricostruzione grottesca e paradossale di caratteri e situazioni; sostanza impegnativa e tormentosa di una natura che tende all’assoluto attraverso la ricerca di un senso della vita. Un tentativo che si rinnova in tutte le opere e che regolarmente fallisce poiché nell’autore non c’è risposta. È un’ansia genuina per quanto controllata che costituisce la forza ed il presupposto di questo teatro che stabilisce un contatto tenace e fecondo con il pubblico.
SINOSSI
Protagonisti sono due coniugi che vivono in una torre su di un’isola. Come ogni sera i due sono impegnati a rappresentare la farsa tragica della loro esistenza, alleviata solo dalla forza delle proprie illusioni, dalla reciproca ammirazione acritica e affettuosa, dalle abitudini che fanno passare il tempo e danno l’illusione di esistere. Ma questa è una serata speciale: i due aspettano degli ospiti illustri, invitati ad ascoltare il messaggio di salvezza che il Vecchio ha deciso di tramandare ai posteri e a tale scopo ha ingaggiato l’Oratore/L’enigmatica cantatrice calva, che ha dato il titolo all’opera, disperatamente assente, costituisce una manifestazione supplementare dell’incoerenza.
Parodia una tecnica destinata a creare il mistero attorno ad un personaggio che svolge tuttavia un ruolo importante nell’azione, anche se non svolge alcun ruolo. E il silenzio generale, l’imbarazzo che seguono alla sola allusione al personaggio mostrano ironicamente il disagio di un drammaturgo incapace di giustificare la ragione d’essere del suo personaggio.
In un crescendo sempre più concitato, fanno il loro ingresso gli ospiti, tanti e tutti invisibili, e la stanza si riempie di sedie tante e tutte ben visibili. Il deserto dell’esistenza dei due vecchi si è popolato con il nulla di invitati incorporei e con l’invadenza delle sedie: soffocati dalla materia e dal vuoto i vecchi si gettano dalla finestra. L’Oratore si rivelerà muto, incapace di articolare alcunché e tutto finirà nella beffarda certezza che e’ impossibile spiegare il senso dell’esistenza. “Il mondo mi e’ incomprensibile: aspetto che qualcuno me lo spieghi“, scriveva Ionesco.
Nella scrittura del teatro tradizionale, i colpi di scena hanno la funzione di rilanciare l’interesse dello spettatore. Ionesco vi ricorre per fare da diversivo, per apportare qualche nota piccante, per rilassare il suo pubblico. Ma, ancora una volta, utilizza questa tecnica in una prospettiva di contestazione e demistificazione.
NOTE DI REGIA
Il nostro allestimento potrebbe essere definito una passeggiata acrobatica sulle sedie.
Due vecchi aspettano il loro pubblico invisibile, hanno un messaggio che salverà l’umanità.
I due vecchi sono però anche due attori, e di pubblico ce n’è in effetti uno reale, presente. Di qui l’ambiguità, la confusione, l’accavallamento, citano Ionesco più che metterlo realmente in scena. La loro realtà coincide con quella dei personaggi che interpretano, le musiche sembrano quasi una citazione ulteriore dei testi. I due giocheranno con Le Sedie fino a che le sorti non coincideranno totalmente nella morte, cioè nella fine dello spettacolo.
Il riadattamento è stato curato durante l’allestimento attraverso una scrittura scenica, attraverso le improvvisazioni degli attori, attraverso l’ascolto delle musiche. Musiche che sono diventate parte della drammaturgia, che hanno valorizzato e non sostituito il testo.
In una lettura più attenta dell’originale Le Sedie di Jonesco abbiamo colto un aspetto che in un primo momento ci era sfuggito: l’eleganza. L’atmosfera di Parigi negli anni cinquanta, intrisa di cultura, di vivacità, di memoria; di Parigi che risorge dolorosamente, ma anche con ironia e compostezza dalle macerie della guerra. I recenti e drammatici attentati terroristici, accaduti nel pieno del nostro lavoro e quando avevamo già imboccato questa strada, hanno rafforzato l’idea di un omaggio alla cultura europea decadente e nostalgica.
Abbiamo evitato per quanto possibile l’indulgenza al grottesco, privilegiando sempre l’ironia, la leggerezza, il gioco sul teatro.
Giorni e orari: venerdì e sabato dalle 20.30, domenica dalle 18.30.
Te.Co. – Teatro di Contrabbando
Via Diocleziano, 316 – Fuorigrotta (NA)
Per info e prenotazioni: 3342142550 – teatrodicontrabbando@gmail.com.
Ester Veneruso