Martedì 24 maggio al Teatro Diana di Napoli, alle ore 20.30, tornano in scena i Gipsy Fint, storico gruppo di spettacolo e cabaret con “Neanche gli uccelli cantano gratis“. Lo spettacolo è il proseguimento di “Solo gli uccelli cantano gratis“, nell’amara considerazione che, visti i tempi, forse neanche più i pennuti vogliono prestarsi… a titolo grazioso.
Questi Mexico-Napoletani, utilizzando il dialetto come una sorta di esperanto e con un look tipicamente messicano, esorcizzano tutto a colpi di allegria. Il gruppo è attualmente composto da: Bruno Lanza, Peppe Maiulli, Jò Napoli ed Ernesto Cataldo. Con tre dischi all’attivo e il quarto, appena uscito “veCano” , annoverano tra i loro fans un pubblico molto trasversale, composto da adulti e ragazzi.
Lo show comprende anche i brani dell’ultimo CD “VeCano”, appunto, prodotto da Rogiosi Editore.
I Gipsy Fint sono un gruppo di cabaret-musicale ideato nel 1998 da Renato Rutigliano, Giuseppe Maiulli e Bruno Lanza per la trasmissione televisiva Mavacao, in onda sull’emittente privata campana Napoli Tv. Il gruppo è attualmente composto da Bruno Lanza, Peppe Maiulli, Jò Napoli ed Ernesto Cataldo . Con tre dischi all’attivo e il quarto, appena uscito “veCano” , annoverano tra i loro fans un pubblico molto trasversale, composto da adulti e ragazzi .
Questi Mexico-Napoletani, utilizzando il dialetto come una sorta di esperanto e con un look tipicamente messicano, esorcizzano tutto a colpi di allegria, insomma 4 facce di gomma che parlano anche quando tacciono. “P’ apparì p’ apparà”, titolo della loro prima e fortunata canzone, potrebbe già rappresentarli in modo inequivocabile. Cantano l’amaro sorriso del disagio di chi, superando vittimismo ed autocommiserazione, ride di se stesso. Ormai i finti gitani partenopei sono di casa sulle emittenti Mediaset, conquistate dal loro verace senso umoristico, dalle loro parodie caciarone, dal loro fingersi un’orchestrina gipsy-messicana per rivelarsi immediatamente taroccati, ma eredi della migliore tradizione comico – musicale napoletana che fu di Carosone e che attualmente è incarnata da Arbore con la sua “orchestra”. Un po’… novelli posteggiatori.
Nel 2000 Antonio Ricci affida loro la realizzazione delle sigle di apertura del programma Estatissima Sprint, versione estiva di Paperissima Sprint, condotto da Roberta Lanfranchi e Raul Cremona. Da Estatissima Sprint in poi sono frequentemente apparsi in programmi televisivi delle reti Mediaset. Dal 2000, “reclutati” da Maurizio Costanzo, partecipano a 4 stagioni di Buona Domenica su Canale 5 e proprio Costanzo decreta il successo della loro canzone “Allora si’ scemo”. Nel 2003 interpretano parte della della colonna sonora del film ‘La repubblica di San Gennaro’ di Gianfelice Imparato con Carlo Giuffré e Lucrezia Lante della Rovere. Nel film partecipano anche in veste di attori interpretando loro stessi. Nello stesso anno partecipano al Festival di Napoli, con la canzone ‘E Sorde (I Soldi) Tre anni dopo, nel 2006 partecipano interpretando sempre loro stessi, nel film Parentesi Tonde con Raffaella Lecciso, Eva Henger e Giucas Casella. Al loro storico nome “Gipsy Fint” Peppe Maiulli e Bruno Lanza hanno deciso di unire,consci della loro non più verde età, un “sottonome” “INPSY KING”.
Ernesto a Foria (Peppe Maiulli), con la sua tipologia “visionaria” di spettacolo comico-musicale, cavalcando l’imperante “nulla” che ci circonda, lo fustiga con la parabola dell’artista che, attraversando eventi e opportunità creati ad hoc da impresari, major discografiche, mass-media e quant’altro, si trova catapultato in una realtà che lo magnifica oltre ogni logica artistica, complice il pubblico che si trova ad acclamarlo solo perché “se se ne parla tanto vuol dire che è fenomenale”. E’ la storia della creazione in provetta del mito partendo dal niente, è la definizione provata che la massa ascolta con occhi ed orecchi spalancati ciò che le viene propinato e meno capisce, più apprezza. In un mondo di tenori-non tenori, di autori-non autori, di artisti-non artisti, di politici-non politici, il personaggio Ernesto va a nozze.
Magnificato già dal prologo, e per tutto lo spettacolo, dal suo storiografo nonché mentore (Bruno Lanza), inizia a snocciolare la sua variegata esibizione, fatta di “opere” (il narratore non osa definirle canzoni), poesie e commenti che il “Maestro” (così è costantemente definito il nostro) chiude con inaspettate perle di “saggezza”. La sua seraficità nell’asserire e cantare l’impossibile rendendolo credibile è il leitmotiv di tutto l’impianto scenico. E’ trionfo del vacuo, del luogo comune e dell’ovvio assurti a “verbo”, forzato e montato ad arte per contrabbandarlo come opera omnia. La mediocrità magnificata e consacrata all’arte. Il segno dei tempi…
Info: Rogiosi editore 081.5564086; Teatro Diana 081.5567527 – 081.5784978.
Ester Veneruso