Nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia oggi, 28 giugno, e domani 29 giugno è in scena al teatro Galleria Toledo “Peccato che fosse puttana” del commediografo inglese John Ford su traduzione di Nadia Fusini, con regia e adattamento scenico di Laura Angiulli. Un testo fortemente controverso, scomodo fin dal suo titolo, che riporta a una riflessione le cui radici affondano nei grandi temi etici, dalla tragedia greca al controverso agire della società contemporanea. Tredici gli attori in scena e sonorizzazione dal vivo di Pasquale Bardaro. Luci di Cesare Accetta e scene di Rosario Squillace.
John Ford, è stato un drammaturgo di epoca elisabettiana e “Peccato che fosse puttana” uno dei suoi primi testi. Fu rappresentato, per la prima volta, nel 1632 e pubblicato nel 1633. Tradizionalmente considerato uno dei grandi esponenti del teatro elisabettiano, John Ford appartiene a quell’ultima propaggine di drammaturghi e scrittori appartenenti a questo straordinario periodo, che fiorì nel Seicento durante il regno di Giacomo I. “Peccato che fosse puttana” è un’opera di grande tensione drammatica dove la passione proibita tra i due “fratelli-amanti”, Annabella e Giovanni, si contrappone a un mondo ipocrita e corrotto. Del dramma, ambientato a Parma, si ricordano alcuni allestimenti memorabili: nel 1961, a Parigi, regia di Luchino Visconti, con Alain Delon e Romy Schneider; quello di Luca Ronconi – site specific – per il Teatro Farnese di Parma nel 2003; il film, del 1971, con la regia di Giuseppe Patroni Griffi, dal titolo Addio, fratello crudele (tra gli interpreti, Charlotte Rampling, Fabio Testi e Angela Luce).
«John Ford – commenta Nadia Fusini, che ha curato la traduzione – è autore terminale per l’estremo confine che le sue creature segnano nel territorio del male. Il gesto eroico si dà solo nell’audacia e nell’ostentazione del vizio. In un mondo che ha scardinato l’aldilà, il conflitto dell’eroe si colloca radicalmente nell’arbitrio della passione, mentre le azioni si stagliano tutte nell’orizzonte vuoto della sua volontà di autonomia. È nella forza della passione convulsa e nella malvagità, che l’eroe avverte una sorta di brivido divino, un’affinità con le potenze cosmiche della vita». Da queste premesse si muove l’adattamento di Laura Angiulli che concentra l’azione del dramma, nella potenza della passione “incestuosa” tra Giovanni e Annabella, “fratelli-amanti” uniti fino alla tragedia, perché «nessuno sradicamento è possibile in un mondo in cui la giustizia non ha luogo, dove lo Stato è più riconoscibile».
«L’incesto: Giovanni e Annabella “fratelli-amanti”. La passione al centro dell’azione. Libertà assoluta e sovrana della rivolta. Libertà negativa, pulsioni e desideri irregolari. Unione con-fusione. Kaos. Alchimia, scienza dei rapporti e delle interazione tra le cose. Conoscenza intima delle materie naturali. Mantenersi sul luogo dell’origine, restare-presso, nessuno sradicamento. Contro il vuoto non resta che il richiamo primigenio della natura. Temi aspri che si s’innestano su altre storie. Rapporti sempre proibiti e sviluppi non meno luttuosi, nessuna felicità. L’epilogo inevitabile è la morte – violenta cattiva crudele – quella che discende dalla rabbia e dal bisogno di vendetta, dal desiderio mai appagato, per sottrazione volontaria o necessaria del soggetto amato. Nel cerchio degli eventi c’è chi cade per malasorte – il giovane Bergetto – chi per malaccorta gestione dell’inganno – Ippolita e Soranzo – o ancora per incauto abbandono alla passione con tutto quello che ne consegue, come Giovanni e Annabella. Infine, ultima vittima del massacro, sarà la Nutrice, simbolicamente privata degli occhi e poi della vita». Laura Angiulli
Galleria Toledo, teatro stabile d’innovazione
Via Concezione a Montecalvario 34
80134 Napoli
Per info: 081.425037 – galleria.toledo@iol.it
Ester Veneruso