Il prossimo 3 novembre 2016, nello scenario incantato del teatro “Il Pozzo e il Pendolo“ in piazza S. Domenico Maggiore a Napoli, antico rifugio di specchi, pupazzi e vecchie collezioni di libri, ci sarà una serata in compagnia delle Isole Minori Settime.
La band napoletana, che nel 2016 ha pubblicato il singolo/videoclip “Goffredo” e l’EP “Elemosina”, si racconterà al pubblico in un’atmosfera raccolta, informale, irriverente.
Ospiti durante il concerto saranno Raffaele Bruno e Federica Palo del Delirio Creativo, progetto di teatro-canzone molto attivo a Napoli, che metteranno in scena un brano inedito scritto proprio assieme alle Isole Minori Settime.
Sul palco: Alessandro Bellomo (percussioni), Marco Maiolino (ukubass), Andrea Verde (chitarra elettrica), Alessandro Freschi (voce e chitarra semi-acustica), Enzo Colursi (voce, tastiera, diamonica, kazoo, tamburello), Lorenzo Campese (voce, tastiera, diamonica).
In apertura, un live set del giovane Antonio D’Angiò, in attesa della presentazione del suo primo album il 27 novembre 2016 al MMB.
Teatro “Il Pozzo e il Pendolo”, Piazza S. Domenico Maggiore, 3
Ingresso: 5 euro (tessera gratuita)
Chi sono le Isole Minori Settime
Napoli è una grande piazza con tante persone. La piazza è uno spazio dove si trovano piccioni, panchine, alberelli, ma soprattutto è un posto che ospita incontri. Forse è questo il giusto inizio, la giusta premessa per presentare Isole Minori Settime, perché non si tratta di un gruppo, non di una band e forse nemmeno di un progetto. Isole Minori Settime è un incontro, e non poteva che nascere a Napoli. Tre giovani (parola un po’ vecchia, lo sappiamo) più o meno cantautori (parola pericolosa, oltre che vecchia), scrivono e cantano di cose diverse, in modo diverso, ma lo fanno negli stessi posti, così succede che scrivono, cantano, e poi ascoltano, e poi si conoscono, parlano, scrivono, cantano ancora, ascoltano di nuovo. Finché non decidono di organizzare, di non affidare più l’incontro al caso della “piazza”, di incontrarsi apposta, e mettere insieme le storie di ognuno, le più solitarie, le meno capite.
Ester Veneruso