Al sugo, in bianco o al forno, la pasta è uno dei segni particolari dei napoletani! Protagonista nel film di Antonio De Curtis Miseria e Nobiltà evoca l’aurea del piatto popolare. Nella scena, Totò, visto l’arrivo di un ospite in casa, tenta di distogliere la voracità con la quale stava mangiando gli spaghetti ballando una tarantella sul tavolo. Da qui il famoso numero comico degli spaghetti infilati nelle tasche della giacca, tuttora rappresentato a Napoli, nel rione Sanità, con una statua.
Secondo alcuni studi, la pasta era un piatto già consumato da Romani, Greci ed Etruschi che usavano preparare la lagana, quella che oggi conosciamo come lasagna (sottili sfoglie di pasta condite con carne e poi cotte al forno); pare infatti che in una tomba Etrusca siano stati trovati gli utensili per preparare, spianare e tagliare l’impasto. Secondo altri, invece, pare sia nata nella Sicilia dominata dagli Arabi: compare, infatti, nei ricettari di quest’ultimi già nel IX secolo, come scrivono Alberto Capatti e Massimo Montanari ne La cucina italiana. Storia di una cultura. Altri, ancora, associano la conoscenza di questa pietanza allo sbarco in Liguria.
La pasta divenne, però, popolare a Napoli, nel Seicento, con l’invenzione del torchio meccanico che contribuì alla diffusione. Questa venne per la prima volta condita con il pomodoro che, arrivato nelle città napoletane collaborò al primato dei partenopei che cominciarono a condire la pasta, fino a quel momento consumata solo con burro o parmigiano. I contadini napoletani vennero così chiamati <<mangiamaccheroni>>: dall’insolito modo di denominare la pasta secca con il termine maccheroni, dal verbo maccare: schiacciare, pestare. I mangiamaccheroni consumavano grandi quantità di pasta poiché meno costosa e con un alto potere saziante a differenza dei nobili che potevano permettersi una dieta variegata dove a farla da padrona era la carne.
Con l’arrivo delle patate, i napoletani idearono la famosa pasta e patate: un piatto succulento, che riscalda; un piatto popolare cucinato con gli avanti della pasta ma gustoso. La prima ricetta si poté leggere nel manoscritto di Vincenzo Corrado: Il Cuoco Galante.
Ora, se leggendo ti è venuto un certo languorino, sei sempre in tempo per “spezzare” un po’ di pasta che hai in casa e farci una buona pasta e patate: il comfort food per eccellenza!
Pela le patate, preferibilmente a pasta gialla, (circa una medio-grande a persona) e tagliale a cubetti. Prepara, nel frattempo, un trito fine di sedano, carota e cipolla e fai soffriggere in pentola con olio evo. Aggiungi, poi, le patate e qualche pomodorino rosso (o se preferisci pochissima passata di pomodoro) e fai cuocere con abbondante acqua. Quando le patate saranno molto cotte, puoi calare la pasta. Aggiusta di sale e pepe e lascia cuocere a fuoco basso, mescolando di tanto in tanto così che le patate si sfaldino e creino una crema. Quando la pasta è cotta e il composto risulta cremoso spegni e aggiungi tanto parmigiano e foglie di basilico.
Puoi aggiungere anche della provola o della pancetta, puoi mettere del timo o eliminare i pomodori… a te la scelta! Io continuo a preparare la versione della mia nonna: con croste di parmigiano in cottura. Una vera delizia!
Valentina Fruttauro