Mercoledì 7 Ottobre, sono andate in onda la quinta e la sesta puntata di ‘’Mare Fuori’’, serie televisiva che su Rai 2, riscuote ogni settimana, un successo incredibile con oltre 1 milione di telespettatori. Nella quotidianità e nel settore sociale non si parla d’altro che di questa serie, grazie alle svariate tematiche, che in ogni puntata vengono analizzate. L’arrivo di un nuovo personaggio e l’approfondimento di quelli, ormai familiari, rendono la serie ricca di emozioni e sorprese. Le ultime due puntate, ancor più delle prime quattro, portano lo spettatore ad essere più attivo che mai, non solo quindi viene a conoscenza di alcune informazioni diegetiche, bensì è spinto a mettere in gioco la sua etica, esaminarla, decomporla e ricostruirla, nel caso rafforzarla o cambiarla radicalmente. Aiutato in qualche modo non solo dalla sua onniscienza, proveniente dalle scelte registiche, ma anche da due precise polarizzazioni tra personaggi, protagonisti della serie. La sceneggiatura infatti obbliga questi ad affrontare le stesse sfide con morali totalmente opposte. La prima polarizzazione vede le scelte della direttrice del carcere, interpretata da una grandiosa e ‘’odiosa’’ Carolina Crescentini e la clemenza e giustizia del comandante della polizia penitenziaria ‘’Massimo’’, alias Carmine Recano. A quest’ultimo vengono certamente affidati i cuori degli spettatori, poiché egli è il solo ed unico personaggio in cui ci possa identificare totalmente. L’altra polarizzazione, la possiamo ritrovare nelle figure di ‘’Filippo’’ e ‘’Carmine’’, che mentre nelle puntate precedenti si danno man forte e restano uniti nelle difficoltà, ecco che la forza d’animo, le buone intenzioni, la speranza, abbandonano il primo, tentato continuamente dal personaggio di ‘’Ciro’’ antagonista per antonomasia, interpretato da un magistrale ‘’Giacomo Giorgio’’ che ricorda molto ‘’Gennaro Savastano’’ una volta tornato dall’Honduras. Il linguaggio che propone la serie non è nuovo ad un pubblico esperto, la serialità è ricca di prodotti culturali, che basano la loro fama attraverso la spettacolarizzazione del modus operandi carcerario. La rappresentazione della mancanza di libertà, di desideri negati, di punizioni fisiche e mentali, non solo derivanti dalle guardie, ma dagli stessi prigionieri (‘’Pino’’ braccio destro di ‘’Ciro’’ e ‘’Viola’’ su tutti), si tramuta in desiderio pulsante, da parte degli stessi spettatori, ad assistere a questo macabro spettacolo.
Giuseppe Mugnano