Scompare Gigi Proietti, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, a causa di gravi problemi cardiaci.
Una perdita che lascia tutti senza parole, “Roma piange” scrivono in molti. Proprio ieri, in vista del suo compleanno, i palinsesti televisivi trasmettevano alcuni dei suoi più grandi successi, permettendoci inconsapevolmente di celebrarlo fino a poche ore prima dalla sua scomparsa.
Una dipartita che fa discutere, non solo per il vuoto che lascia nel mondo dello spettacolo ma anche per il suo “tempismo”, Gigi Proietti aveva sempre ironizzato sulla sua data di nascita: “Che dobbiamo fa’? La data è quella che è, il 2 novembre”.
Una carriera ricca, lunga più di mezzo secolo e costellata da successi. Talento unico, autoironia, cinismo romano stemperato nella battuta, un artista eclettico che passa dalla musica (fa il verso a Louis Armstrong, diverte con Nun me rompe er ca’ ispirandosi agli chansonnier) alle celebri macchiette di Petrolini, per arrivare a Shakespeare.
Artista poliedrico da voce a star del cinema come Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro e Dustin Hoffman. Spicca anche in pellicole che hanno fatto la storia del cinema italiano come Febbre da cavallo e Tosca, ma anche in serie tv di successo come Il maresciallo Rocca (1996) record d’ascolti, Un figlio a metà, Italian restaurant. Ma è il teatro la sua vita e la sua passione: interprete e autore di grandi successi tra i quali Caro Petrolini, Cyrano, I sette re di Roma. Incoraggia i giovani attori nella sua celebre scuola dove ha avuto allievi come Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi e tanti altri che oggi piangono la sua scomparsa e lo ricordano sui social.
”Ringraziamo Iddio, noi attori abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replicano tutte le sere”, diceva, e a questo aggiungerei che la sua presenza resterà immortale poiché “tutte le arti hanno a che fare con la salvezza e il mantenimento di ciò che nella vita vera muore. Il cinema può bloccare gli esseri umani nell’immortalità” (Edgar Reitz)
Chiara Ianniello