Anche in una delle strutture più attive nella cura dei pazienti affetti da Covid19 quale l’ospedale Cotugno di Napoli è fatto il presepe. Non si tratta però del tipico presepe napoletano, quello creato nell’ospedale napoletano presenta una bizzarra particolarità, eloquente della realtà che stiamo vivendo. Dai re magi ai pastori tutti indossano la mascherina insieme a tute protettive. Tra crisi sanitaria ed economica c’è chi riesce ancora ad utilizzare la carta dell’ironia per esorcizzare sull’anno da dimenticare. L’idea è partita dagli infermieri dell’ottava divisione Malattie infettive i quali hanno strappato un sorriso anche a tutti i pazienti che stanno combattendo contro il virus. Il presepe si adatta così ai tempi duri che stiamo vivendo e proprio come nella vita anche nella rappresentazione della nascita di Cristo c’è prudenza. A spiegare la trovata dei sanitari è stato il primario Elio Vanzillo il quale ha sottolineato l’impegno costante di tutto il reparto. Queste le parole del medico rilasciate all’Ansa:” Gli infermieri hanno un po’ ”stressato” quello che vivono quotidianamente qui in ospedale da mesi. Questi hanno infatti portato sul presepe la loro quotidianità fatta di bombole di ossigeno e mascherine. Le hanno realizzato a mano, bardando i pastori esattamente come fanno con loro stessi tutti i giorni. Svolgono un lavoro massacrante, cosa che purtroppo molte volte è un aspetto che sfugge ai più. Assistere un paziente Covid19 non è assolutamente uguale che assistere un paziente qualunque”.
In un contesto così delicato come quello che stiamo vivendo in questo periodo è sembrata quindi molto originale la trovata di medici ed infermieri. Il nuovo ”presepe anti-Covid” sta già spopolando sul web e sui principali social network, riscontrando un grande successo. Con il calo dei contagi intanto anche il Cotugno ne ha trovato giovamento. Ultimamente infatti i posti letto per la degenza stavano scarseggiando sempre di più. Tra ironia ed impegno costante la Campania punta così ad uscire definitivamente dalla morsa del coronavirus.
Giovanni Gravoso