Tralasciando strumentalizzazioni commerciali e considerazioni di tipo etico-morale su improbabili cene condite da streep-man , su cui non vi è, a buon ragione, da dedicare tanto inchiostro, bisogna anzitutto chiarire che l’8 marzo è la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna. Ricorrenza istituita sia in onore delle sue conquiste sociali, economiche e politiche, sia contro ogni forma di discriminazione e violenza, di cui ancora oggi è vittima. Già dunque soltanto per quest’ultima causa, che avvicina suddetta data alla Giornata del 25 novembre, sarebbe del tutto inopportuno definirla, come invece accade, nell’accezione comune, Festa della Donna. Ma aldilà di come la si voglia menzionare, essenziale sarebbe conoscerne la vera genesi, data la diffusione di una versione leggendaria, creduta ingenuamente e quasi oggettivamente verità storica. In molti Paesi del mondo, compresa l’Italia, si tramanda che l’8 marzo 1908, a New York, avvenne la morte di centinaia di operaie, nel rogo della fabbrica di camice dal nome Cotton. Luogo, probabilmente inesistente, in quanto non vi sono tracce documentate, ma forse si “confondeva” il presunto incidente, con un altro tragico incendio americano, di cui però si hanno prove certe. Si tratta della fabbrica Triangle, in cui il 25 marzo 1911, persero effettivamente la vita 146 lavoratori, per la maggior parte donne immigrate dall’Italia e dall’Europa orientale. In realtà non c’è da stigmatizzare maliziosamente gli Stati Uniti per questa “svista” , in quanto nel 1909, proprio da quella nazione, partì l’idea di una Giornata Internazionale della Donna. Fu grazie al Partito Socialista americano, che scelse il 23 febbraio per organizzare una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Venne così celebrata ufficialmente per la prima volta. La proposta , raccolta poi da Clara Zetkin, a Copenaghen, in una Conferenza internazionale delle donne socialiste, aggiunse al suffraggio universale, il tema dello sfruttamento lavorativo femminile, in termini di ore e di salario. I singoli Paesi aderiti, fino al 1921, scelsero giorni diversi per la propria celebrazione. In occasione però, della Seconda Conferenza delle donne comuniste (Mosca 1921) venne fissata una sola data universale (Giornata Internazionale dell’Operaia) ovvero l’8 marzo, in onore delle donne di San Pietroburgo, che con la loro incisiva e lodevole ribellione avevano portato al crollo dello zarismo. Furono in seguito, le vicende della Seconda Guerra Mondiale, e il successivo isolamento politico della Russia e del comunismo nel mondo occidentale, a provocare questa sorta di “amnesia” storica. Il mito avvolge anche il simbolo della mimosa: si narra che intorno alla fabbrica “fantasma” fiorissero alberi di profumate mimose. In realtà il fiore, in Italia, venne scelto nel 1946 perché economico e di stagione.
Nina Panariello