Considerate uno degli elementi indispensabili nel periodo pasquale le uova di Pasqua hanno superato secoli di storia fino ad arrivare sulle nostre tavole. Non importa se fondenti, al latte o nelle innumerevoli varianti, quando ci addentriamo nelle giornate pasquali l’uovo non può mancare. Ma da dove proviene tale usanza e chi l’ha utilizzata per la prima volta?
Per rispondere a questa domanda bisogna fare un salto nel tempo di molti millenni fino ad arrivare al popolo persiano: non erano così dolci come oggi ma sicuramente ricche di proteine. Ebbene si, i primi a dar vita a questa usanza furono proprio i discendenti dell’antica Persia che scelsero però uova di gallina o quaglia per celebrare l’avvento della primavera. I popoli medio-orientali infatti ritenevano l’uovo come un’elemento dalla forma perfetta, principale rappresentante della nuova stagione. Ma l’usanza si è spostata da cultura in cultura fino ad arrivare al 1492 quando un’avventuroso Cristoforo Colombo oltre all’America scoprì anche le succulente fave di cacao.
Da quel momento iniziò la produzione del cioccolato e di conseguenza, durante i giorni pasquali anche delle tanto amate uova al cioccolato. Nel periodo medioevale le persone meno ambienti erano solite scambiarsi uova di origine animale come buon auspicio. Anche il “Re Sole” Luigi XIV ordinò al proprio chocolatier di corte di realizzare un uovo di cioccolato. Inoltre in Germania, per i più piccoli da secoli si regalano uova sode da dipingere mentre Francia ed Inghilterra si distinguono per la particolare caccia all’uovo. L’usanza si inserita velocemente anche nelle varie religioni tra cui quella cristiana: In occasione della morte e resurrezione di Gesù è visto come simbolo di rinascita.
Un’ultima curiosità la ritroviamo con l’immancabile sorpresa nell’uovo: su chi abbia aggiunto per la prima volta un dono al suo interno la storia si divide. C’è chi mette alcuni pasticceri torinesi del settecento al primo posto e chi invece ricorda la famiglia Romanov. Nel 1885 infatti lo zar Alessandro III commissionò l’orafo Peter Carl Fabergè per impreziosire un uovo di platino destinato alla Zarina Maria Fëdorovna con una gallinella che custodiva un piccolo rubino a forma d’uovo. Da quel momento, tutti hanno seguito la particolare tradizione fino ai giorni d’oggi dove l’uovo si presenta forse un po’ più dolce ma soprattutto senza tempo ed età che sappia resistere al suo inconfondibile gusto.
Giovanni Gravoso