In Europa la libertà di espressione e di informazione è ancora minacciata. Spesso i cronisti, pur di garantire la loro libertà di denunciare, raccontare e indagare sono finanche uccisi. Il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella afferma: «La libertà di informazione, come attesta la nostra Costituzione, è fondamento di democrazia».
In troppi Paesi, nei confronti dei giornalisti, avvengono episodi di violenza, psicologica, con continue minacce e reali denunce, da parte dei potenti, sia governativi che economici, sia con concrete minacce fisiche. Si pensi che in Italia, a oggi, si sono manifestati 445 episodi di aggressione fisica si sono manifestati classificati come aggressione fisica che collocano il nostro Paese come quello al primo posto per numero di segnalazioni di cui 83 aggressioni fisiche, seguita dalla Spagna con 38, la Francia 36, la Germania con 25 e l’Ungheria con 18. Aldi fuori dell’U. E. si segnalano la Turchia con 36 aggressioni, poi la Serbia con 26, la Bosnia Erzegovina con 16, Macedonia con 14 il e Kosovo con 13. Sempre in Italia rileviamo che allargando la visione storica, dal 2006 a oggi, di attacchi e violenze, se ne contano 3.722
La Convenzione Europea, per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre del 1950 all’articolo 10 titolato Libertà di espressione afferma: «Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere interferenza di pubbliche autorità e senza riguardo alla nazionalità».
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993, proclamò il 3 maggio Giornata mondiale della libertà di stampa, per indicare il valore della libertà di stampa e ricordare ai governi il loro dovere far rispettare la libertà di parola sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e celebrare l’anniversario della Dichiarazione di Windhoek, un documento fondamentale dei sacri principi di difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media promulgato dai giornalisti africani a Windhoek, in Namibia, nel 1991 a conclusione del seminario Unesco sulla Promozione di una stampa africana libera e pluralistica..
La Giornata istituita ha tra gli altri, i seguenti obiettivi:
- celebrare i principi fondamentali della libertà di stampa;
- misurare il grado di liberta che la stampa in tutto il mondo;
- difendere la stampa dai continui attacchi alla loro indipendenza;
- rendere omaggio ai giornalisti che hanno perso la loro vita per adempiere il proprio dovere di sentinelle e difensori della Democrazia.
Sempre il 3 maggio di ogni anno, è assegnato il premio UNESCO per la libertà di stampa. Il nome al premio è stato attribuito per onorare Guillermo Cano Isaza, il giornalista colombiano che fu massacrato all’uscita della sede del suo giornale, El Espectador a Bogotà, il 17 dicembre 1986, da parte dei potenti assassini e baroni della droga in Colombia per essersi ritenuti “offesi” dai suoi articoli. L’ONU con il premio intende omaggiare le persone, le organizzazioni e le istituzioni, che hanno difeso la libertà di stampa, correndo seri rischi per la propria vita.
Ricordiamo in tal senso, alcuni nomi dei giornalisti sotto scorta e lontani dalle famiglie:
- Graziella Di Mambro, minacciata per le sue inchieste sugli appalti e la corruzione rifiuti nel basso Lazio e a Minturno.
- Massimiliano Coccia, giornalista di Radio Radicale, dopo l’intervista a Paolo Borrometi, giornalista minacciato dalla mafia siciliana;
- Federico Ruffo, giornalista di Report che ha subito un tentativo di incendio della sua casa.
- Beppe Giulietti, è stato obiettivo di attacchi e intimidazioni sui social network, alimentati da profili dell’estrema destra;
- Angela Caponnetto di Rainews24 e Nello Scavo del quotidiano Avvenire sono stati obiettivi di minacce e insulti dopo aver scoperto informazioni non corrette sui migranti a Lampedusa».
I giornalisti uccisi in Italia sono 28: 11 ammazzati in Italia, dalle mafie o del terrorismo, 17 all’estero. Poche volte sono smascherati i mandanti e condannati gli esecutori. L’impunità degli assassini, purtroppo, tocca il 90% dei casi. Per questo è necessario anche attivare sempre una “scorta mediatica” ovvero quell’impegno da parte dei colleghi giornalisti di non lasciare mai solo il cronista minacciato e di continuare a seguirlo anche nelle inchieste che sta svolgendo.
In Italia ci sono 22 giornalisti che vivono sotto scorta, protetti dallo Stato ma che hanno perso la parte intima della Libertà. La comunicazione deve assumere il ruolo di bene comune, democratico e al servizio di tutti gli spiriti democratici, energia del pluralismo e del pensiero libero, del confronto continuo tra diversi punti di osservazione della realtà, della condivisione e della partecipazione.
Non si deve mai dimenticare il giovane Giancarlo Siani, trucidato dalla camorra sanguinaria all’età di 22 anni. Era il 10 giugno 1985 quando il Giancarlo Siani, giovane cronista del quotidiano “Il Mattino” di Napoli, scrisse l’articolo che lo avrebbe condannato alla pena capitale da parte della camorra di Torre Annunziata che colludeva con la politica. Giancarlo Siani diceva: “Puoi cadere migliaia di volte nella vita – raccontava Siani – ma se sei veramente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi”.
Pensieri che lasciano il segno e insegnano.