Paolo Capasso, grande tifoso del Napoli, all’interno di una giornata di festa per il popolo azzurro grazie all’ennesima performance eccezionale offerta contro l’Ajax al Maradona, ha vissuto un episodio davvero spiacevole. “12 ottobre 2022, Napoli-Ajax, gli steward del Napoli non mi hanno permesso di entrare con le stampelle, perchè, dicono, potrebbero rubarmi le stampelle e fare una rissa… mi hanno costretto ad entrare nella Curva B così, accompagnato dai miei amici fortunatamente… è normale una cosa del genere?”, denuncia Paolo sul suo account TikTok in un video girato all’interno dello stadio.
Abbiamo invitato Paolo, ora residente a Lucca, a parlare con noi in un’edizione speciale della “Settimana Azzurra” condotta da Diego Marino, per farci raccontare meglio la sua versione dei fatti e capire bene cosa sia successo quel mercoledì pomeriggio, ma anche per comprendere cosa significa essere un ragazzo di 25 anni con un’importante disabilità al giorno d’oggi.
L’ANTEFATTO – “Siamo arrivati abbastanza in anticipo allo stadio, in modo da evitare la ressa. Alle 16:15 hanno aperto i cancelli, e io sono entrato come ho sempre fatto nelle altre partite che sono andato a vedere. Superati i tornelli sono stato fermato da uno steward, il quale mi ha detto «tu con le stampelle non puoi entrare». Spiazzato, gli ho detto che sono sempre andato a seguire il Napoli in trasferta in giro per l’Italia: Firenze, Genova, Reggio Emilia, ecc. Nessuno mi ha mai detto nulla, sono sempre entrato nel settore ospiti senza problemi. Lo steward ha risposto dicendo che avrei dovuto richiedere una certificazione che mi avrebbe autorizzato ad accedere con le stampelle, anche se in quel caso non sarei potuto andare in Curva B. Sinceramente non ero a conoscenza di questa cosa, non essendomi mai successo nulla di simile. In un secondo momento mi sono poi informato tramite il sito ufficiale del Napoli, dove c’è scritto che se acquisti un biglietto per la partita scegliendo una delle Curve come settore e nei giorni successivi per un incidente o altro sei costretto a portare le stampelle, lo devi comunicare alla società in modo da ottenere il permesso per entrare allo stadio con le stesse, e sarà poi il Napoli ad indirizzarti in un altro settore. Purtroppo però non è questo il mio caso, perché non mi sono fatto male incidentalmente, ma ci sono nato così”.
“Ho cercato allora di trovare una soluzione – prosegue Paolo in collegamento con Club Napoli AllNews – proprio per non rovinarmi la giornata e non rovinarla agli amici di viaggio che stavano con me. Ho chiesto se qualcuno dei responsabili potesse accompagnarmi al settore prendendosi le stampelle per poi riconsegnarmele a fine partita. Pure così un minimo di disagio ci sarebbe stato, per esempio non sarei potuto andare in bagno, ma almeno avrei evitato di farmi tutti quegli scalini a piedi appoggiato a qualcuno. Dal momento che insistevano nel non volermi far entrare in Curva, ma io avevo preso il biglietto per la Curva per andare alla stadio in compagnia dei miei amici a fare i cori, esultare e divertirmi in mezzo alla mia gente, ho detto sai che c’è di nuovo? Prendetevi le stampelle, io pur di andare lì ci vado saltellando. E così ho fatto. Loro si sono giustificati dicendo «se ti fai male cadendo con le stampelle, tu dopo denunci la società». Ho detto: se mi fai fare tutte quelle scale senza, non aumenta ancora di più il rischio che mi faccia male? Comunque nessuno mi ha fermato o mi ha detto niente, così ho lasciato le stampelle e sono salito, a fatica, con l’aiuto dei miei amici. Dopo un po’ di stanchezza iniziale, guardando il Maradona dall’alto mi è passato tutto, poi fortunatamente la partita è andata benissimo ed è stata una goduria per 90 minuti”.
Parlaci un po’ di te e della tua condizione. “Mi è dispiaciuto molto vivere questa esperienza proprio a Napoli, la mia città che ho tatuato nel cuore e sulla pelle. Anche se non vivo più lì da diverso tempo, sento un’appartenenza fortissima alla mia terra, e ogni volta non vedo l’ora di tornare lì. Fino a qualche anno fa portavo una protesi, ma per il problema che ho io, serve una protesi che ti avvolge tutto il busto. Onestamente era più invalidante quello di portare le stampelle, mi faceva sentire ancora più disabile e soprattutto dopo qualche metro ero già stanco. Con le stampelle invece faccio di tutto: gioco a calcio, svolgo ogni tipo di esercizio fisico, posso camminare anche 10 km senza fermarmi (anche se poi ho le stigmati sulle mani!). Adoro lo sport in generale, come ho detto ho giocato a calcio, ho fatto calisthenics (corpo libero), sicuramente mi tengo impegnato. Mi piace anche uscire con gli amici, andare in discoteca, insomma tutto quello a cui piace fare ai ragazzi della mia età”.
Che ne pensi di questo Napoli? “Non ci sono parole, devo essere sincero, mi ha sorpreso tantissimo. A fine mercato non pensavo potesse andare così bene. I nuovi arrivati si sono adattati subito alla grande e si è creato un gruppo coeso e compatto con chi c’era già. Seguono tutti l’allenatore e c’è un’evidente unità di intenti in tutto l’ambiente. Ovviamente non diciamo nulla adesso perchè è ancora presto, ma stiamo facendo vedere delle cose davvero importanti”.
Cosa ti senti di dire agli altri ragazzi con queste problematiche? “Agli altri ragazzi disabili dico di trasformare in forza quel problema, e alle famiglie di quei ragazzi suggerisco di non trattarli come degli oggetti di cristallo, vivendo con la paura e con l’ansia costante di quello che potrebbe succedere fuori dalle mura di casa, ma di lasciargli vivere normalmente la loro vita, come faccio io. Bisogna andare avanti a prescindere da quello che ti manca, anzi, io dico sempre: a me non è che manca una gamba, io ne ho una sola. Guardo quello che ho, invece di quello che non ho. Ho dovuto lottare in molte situazioni e so che tanti altri lo fanno ogni giorno per far valere i propri diritti, ma secondo me non è così che dovrebbe andare, perché la disabilità fa parte della vita e dovrebbe essere vista come una cosa normale. Io mi sento assolutamente normale. Una disabilità non cambia il modo di essere di una persona. Fatevi forza, fatevi valere e non abbattetevi mai”.
Un paluso a te, Paolo, grande tifoso azzurro!
Lorenzo Liguori