Arbitri, meritocrazia e quanto e come la politica ne condiziona le carriere sono stati i temi toccati dall’ex assistente arbitrale di serie C, Andrea Nasti, che si è confidato, a “cuore aperto”, nella puntata odierna di Club Napoli All News in onda su Teleclub Italia e condotta da Francesco Molaro. «In ogni partita c’è un osservatore arbitrale, quasi sempre un ex direttore di gara, che esprime una valutazione. Il problema – ha spiegato – è che c’è una media ponderata, ad esempio su 20 partite in serie C, e poi il voto dell’organo tecnico, ovvero di quello che designa gli arbitri e i suoi collaboratori che vede una partita ogni cinque. Dunque, il peso dell’organo tecnico è uno a cinque. Va da sé che il peso dell’osservatore vale molto meno di quello degli organi tecnici: la tua stagione viene decisa dal 25% delle partite e non dal restante 75% o 100%».
Ma non è tutto. «La cosa ancora più paradossale è che gli arbitri, gli assistenti in particolare, sono solo due tra gli ex di livello internazionale e ti vengono a vedere una sola volta. Poi – ha proseguito Nasti – scendono negli spogliatoi e ti dicono testualmente: “Io di assistenti non ne capisco niente” considerando che il loro voto fa media come quello degli altri organi tecnici e un loro voto negativo può decidere la carriera di chi si dimostra meritevole. Io non interpreto – ha chiosato – racconto ciò che è successo in modo che chi ascolta o legge possa farsi la propria idea».
Per quanto riguarda il rapporto tra gli arbitri e il Var, «dipende dall’episodio e da chi ti guarda. Quello che è certo è che la chiamata del Var riflette di più l’errore. A mio avviso – ha osservato l’ex assistente di serie C – alcuni arbitri sono condizionati se quello al Var è più importante di loro. Ma poi perché scegliere un’immagine che non supporta l’arbitro in quel momento? Eppure, sono ormai molti gli arbitri non si prendono più la responsabilità pensando che in casi eclatanti interviene il Var».
Tutto considerato, «spero che mass media, a tutti i livelli e con allenatori e presidenti, accendano i riflettori su questo problema grave: ci sono tanti ragazzi che sono bravi e meritano di arrivare ai massimi livelli. Spero che le cose cambino davvero. Per me non è un problema degli arbitri in quanto tali, ma – ha concluso Nasti – del calcio italiano: c’è un problema meritocrazia e molte carriere sono condizionate dalla politica».
Giovanni Gravoso