Domani mattina 20 pulmann partiranno alla volta di Roma. Partenze da Piazza Garibaldi e dalla stazione della metro di Chiaiano. Tantissime le adesioni e le richieste di posti per la partenza. Tutti, uniti dalla voglia di mobilitarsi e manifestare contro la crisi. Di mostrare che il “popolo” on si arrende e che ancora c’è la forza di lottare e sostenere le proprie idee in favore di un Italia sana e pulita. Una mobilitazione quella degli Indignatos che in questa settimana ha già registrato blitz a Bankitalia, Bnl, Maschio Angioino, Inps e Agenzia delle Entrate. Il loro manifesto riporta lo slogan: “Non portare bandiere e simboli di partito, movimenti o sindacati, ma solo la bandiera italiana e la costituzione. Non agire in modo violento”.
Intanto sono numerosissimi gli studenti dell’Università Orientale e della Federico II che hanno occupato le loro facoltà . Anche gli studenti delle scuole superiorisono scesi in campo per l’ alternativa, con corteo in città il 7 ottobre.
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris sara presente domani al corteo di Roma e dal suo blog scrive: “ L’indignazione civile è il punto di partenza. Questa va trasformata in partecipazione democratica, perché non si disperda in antipolitica o, peggio, degeneri in rabbia sociale. Se il 90% dei media come del ceto politico si è espresso in una direzione, il 90% della popolazione negli ultimi anni non l’ha pensata allo stesso modo. Questo è accaduto tra le donne, la cui immagine è stata vituperata dal premier; è accaduto negli stabilimenti che chiudono o che vedono cambiate le regole del lavoro in modo ingiusto; è accaduto nelle scuole e nelle università, istituzioni primarie oggi pesantemente decostruite. La piazza del 15 ottobre può rappresentare l’emancipazione della dissonanza, la nascita di un nuovo movimento in grado di mettere in discussione le regole dell’economia, della politica e della sua rappresentanza, fornendo una alternativa costruttiva, non solo al berlusconismo ma anche sul piano mondiale. Per questo io ci sarò. Perché credo che questa urgenza “dal basso” deve diventare agenda politica e incidere sulla realtà più patita che vissuta, e perché deve avere spazio nei governi (nazionali e locali). Per questo è di fondamentale importanza che in piazza predomini l’anima pacifica del dissenso, perché l’ipotesi contraria aiuterebbe soltanto la conservazione di questa pessima politica, fornendo argomenti – alibi a chi vuole che niente cambi. Nei partiti, in Parlamento, nelle istituzioni e nel mondo.”