Una giornata grigia, di pioggia. Un’ atmosfera che ben si addice agli umori di questi ultimi giorni fa da contorno alla conferenza stampa indetta da Nicola Cosentino, a seguito dell’esclusione dalle liste del Popolo della Libertà. La conferenza stampa convocata dall’ex sottosegretario all’economia, inizialmente in programma per questa mattina, è stata poi rinviata di qualche ora per la calca di cronisti e fotografi giunti all’Hotel Exlcesior di Napoli.
Il deputato piedillino balzato agli onori della cronaca per il suo presunto coinvolgimento in affari legati alla camorra ci teneva a spiegare alla stampa la sua versione. «Nel corso del tempo è stato montato un caso Cosentino. Tutto ha avuto inizio nel 2008, quando ho preso in mano la Campania, una regione completamente rossa, da coordinatore regionale di Forza Italia prima e Pdl poi», così ha esordito l’ex coordinatore Pdl. La decisione di escluderlo dalle liste – ha spiegato Cosentino- sarebbe stata maturata soltanto dalla volontà di seguire i sondaggi. Senza la sua presenza in lista il partito ha ritenuto di poter guadagnare qualche consenso in più alle prossime elezioni.
«Non si tratta di un passo indietro. Io ho lottato fino alla fine per la candidatura non per avere l’immunità. Non vendo la dignità per l’immunità perché penso che questa valga molto di più», ha sottolineato. Anzi, secondo l’ex sottosegretario «se può servire a prendere qualche voto in più e battere queste sinistre, va bene. Non potrò partecipare direttamente alla competizione, ma lo farò con il cuore».
Sembra quindi che Nicola Cosentino abbia accettato di buon grado la decisione dei vertici pdl tanto da ringraziare ancora una volta pubblicamente Silvio Berlusconi e il suo partito. Nessuna dimissione, quindi. Nessun allontanamento dal progetto di centrodestra nonostante « sia stato corteggiato da partiti diversi dal pdl. Inviti che naturalmente, sempre secondo le parole di Cosentino, sono stati declinati per lealtà e stima nei confronti di Berlusconi.
Non sono mancati naturalmente i riferimenti ai processi e al presunto legame con i casalesi. «L’unico referente casalese vero è stato l’onorevole Bocchino», ha precisato. «E’ stato il primo eletto a Casal di Principe. Mi riferisco ovviamente alla parte buona dei casalesi». E sulla possibilità di andare in carcere: «Non ho preoccupazioni – ha spiegato Nick o ‘mericano – perché in un Paese civile in carcere ci va chi è condannato. Vorrei andare in galera ma a fronte di una sentenza, io invece sono sottoposto da due anni a un processo. Anzi chiedo un rito immediato».
E ancora: «Su di me – insiste il coordinatore campano del Pdl – c’è stato un accanimento mediatico senza precedenti. Questo clan dei Casalesi è un clan di secondo livello se fa dimettere il suo sottosegretario e non lo fa neanche più candidare deputato. Sarebbero proprio dei “fessi”. Io sapevo che la camorra si avvicinava a chi ha il potere».
Ha concluso così il suo sfogo Nicola Cosentino, tacciato di aver minacciato il partito dopo la decisione di escluderlo dalla corsa al Senato, e considerato da molti il simbolo della impresentabilità. In questo caso però, Cosentino potrebbe rischiare di assurgere a capro espiatorio di un sistema politico che tende a buttare fumo negli occhi, a fronte di tante scelte scellerate e di impresentabili ancora in lizza per la nomina. Sarebbe quasi il momento di smetterla di usare due pesi e due misure.