Era il Napoli di Iezzo e Montervino. Il Napoli di Rullo e Maldonado, con la formidabile coppia d’attacco Sosa-Calaiò pronta a punire le difese avversarie. Al timone Edoardo Reja, sotto la guida del buon Pierpaolo Marino. Era l’anno del salto di qualità, bisognava rendere la rosa competitiva. Bisognava reggere il ritmo e non commettere passi falsi. Bisognava tenere i piedi ben piantati per terra, senza perdere di vista la speranza di arrivare il più lontano possibile. Una scalata che si preannunciava faticosa. Agli occhi della società brillò la classe: Marek Hamsik, giovane promessa con la voglia di vincere e diventare grande. Lo slovacco, con allora solo un accenno di crestino, arrivava da Brescia pronto a crescere ai piedi del Vesuvio. Così giovane ma già capitano della sua nazionale, lasciava ben promettere. Scaltro e preciso, furbo ma pacato, un giovane leader dai tocchi magici. Marek non ebbe dubbi: sulla maglia portava fiero il 17. Altro che disgrazia, i numeri non hanno mai smesso di stare dalla sua parte. Dal Cesena al Panionios, passando per Samp, Lazio e Milan, seppe far breccia nei cuori azzurri.
OGGI PIU’ DI IERI.. valore inestimabile di questo Napoli. Cresce ogni giorno insieme alla sua cresta, ormai la più famosa al mondo. Croce e delizia della rosa di Mazzarri. Corre, segna, sbaglia e torna a farsi perdonare. Tra campionato e Coppe, Marek ha sempre saputo trovare un po’ di spazio, mettendo a segno di anno in anno un numero sempre più cospicuo di reti. Di talento ne ha da vendere, tanto quanta la grinta che sprigiona in ogni incontro. Un nuovo ruolo, il suo, che quest’anno è riuscito metterlo in luce più del solito. Leader del centrocampo azzurro, capitan futuro riesce a brillare anche lontano dai riflettori. C’è chi viene e chi va, prima Lavezzi, ora i mal di pancia di Cavani, ma Marek quella maglia sembra averla ormai cucita addosso. Proprio con l’addio di Lavezzi, Mazzarri ha ristabilito l’equilibrio della squadra. Per lo slovacco niente più ‘tridente delle Meraviglie’, il tecnico ha deciso di rinforzare il centrocampo, restituendogli la possibilità di dar libero sfogo alla fantasia. Più qualità, ordine e precisione, è lui il perno di questo nuovo Napoli. La città è ormai la sua seconda casa, terra dei suoi figli, complici i panorami mozzafiato e il calore della folla. Pupillo del mister e eroe delle curve. Quel coro che esaltava il gran Diego, dopo Lavezzi, ha come protagonista lo slovacco. “Alè alè alè alè, Marek Marek”, tra gli applausi che riempiono il San Paolo. Nove i gol in questo campionato, come nello scorso, ma determinante in ogni azione da gol. Assist-man, del Napoli e non solo. Inseguito da Totti, Marekiaro mantiene il primato a quota 10.
FUTURO GARANTITO. Da qualche giorno a questa parte, le voci fanno tremare l’ambiente partenopeo: le ultime raccontano di un mandato in mano all’agente Fifa Constantin Dumitrascu per valutare eventuali offerte in Inghilterra per il Matador. Il futuro dell’Uruguayano è un nodo da sciogliere, come quello di mister Mazzarri, che continua a far silenzio in attesa della fine del campionato. Dubbi che allarmano i tifosi, dilemmi ancora troppo acerbi da risolvere. Eppure c’è una certezza a rassicurare gli animi: ha giurato amore eterno e il suo, di futuro, è più che promettente.