Chi si aspetta di vedere il concerto di Pino Daniele, quello classico, rischia di rimaner deluso, anche se deluso da uno spettacolo del genere diventa una parola da bandire subito. Anche perché a bandire il tutto ci pensa “O’ Pazzariell’” che apre le danze di una serata da ricordare. Personalmente non mi permetto di fare recensioni, non di certo ad un concerto, anche perché un esperto di musica proprio non lo sono, ma quando c’è ‘Pino’ figlio della nostra Napoli, quella da copertina più che da cartolina, allora ecco che possiamo provare a parlarne. Il mix è di quelli giusti, il parterre è fantastico. Napoli è su quel palco in una miscellanea di artisti giovani e sicuramente meno, che amano però divertirsi con un sound irrefrenabile. 3 ore e un quarto di musica tra colpi di scena e un po’ di emozione come quella di Nello Daniele che finalmente, osiamo dire, suona e canta col grande Pino. La prima è sempre quella più difficile. I napoletani ci sono tutti ma anche da altre parti d’Italia c’è voglia di Pino Daniele, ci sono pure i bagarini e questo ci fa capire che il concerto “tira”. La voce non è quella di una volta per lui ma anche per tanti altri, ma è lo spirito che ci guida a cantare a squarciagola pezzi storici del menestrello partenopeo. Lo spettacolo vede tutti coinvolti. Da la Compagnia di Canto Popolare a Clementino, all’inizio un po’ timido, emozionato tanto che Pinuccio gli dice “Tranquillo guaglio’, sta tremando come una foglia”. Navigati invece Tullio De Piscopo, che prende più applausi di tutti, Tony Esposito, Lina Sastri, Jam Senese, il suo Sax è vivo e vegeto. Tutti presentano brani loro poi duettano con il “maestro”. Arriva Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello, bello il duetto esilarante con Pino che gli dice “Allora la vuoi fare una canzone con me?” “Certo – risponde Gragnaniello – ma quale facciamo?” “Cummè” “e si ma quale?”, continua Gragnaniello. “Cummè” dice Pino e giù risate. Dalla platea qualcuno vorrebbe qualche canzone in più di Pino Daniele soprattutto quando sono gli ospiti a farla da padrone. Clementino duetta con Tony Esposito, gli Osanna, gli NCCP, i Napoli Centrale e gli Almamegretta, fanno i loro pezzi e con Gragnaniello cantano un po’ rivisitata “Bella Figliola ca’ ti chiamm’ Rosa”. Qualcuno storce il naso…. Ma la risposta arriva proprio da qualcuno laggiù nel pubblico…. Ma ches’t è tutta n’ata storia! Nella seconda parte Pino canta un po’ di più e il pubblico si infiamma. Teresa De Sio, Gragnaniello e Eugenio Bennato regalano tre emozioni, poi torna Tullio De Piscopo con gli A67. I ragazzi se la cavano bene e infiammano il pubblico tra musica vecchia e nuova. “Ci si diverte, ci si diverte” direbbero gli Arteteca guardando i mille flash e i mille video girati con telefonini e smartphone. Il finale è strappalacrime. Dopo tantissimi applausi e qualche intoppo, che ci può stare visti i tanti cambi di palco, gli strumenti da accordare, qualche ospite neanche presentato per tagliare secondi superflui, arriva il cosidetto bis. “Napul’è” cantata da tutto il Palapartenope, ma soprattutto cantato a bassa voce da tutti gli ospiti ritornati sul palco insieme al mattatore, è da brividi come tutto il concerto che è un inno alla gioia per la nostra musica, per la nostra Napoli che vince insieme a questi artisti che, anche se qualche annetto fa, hanno fatto la storia della musica italiana e partenopea. Il futuro è ancora loro, la storia è ancora la loro per chi ama un sound di carattere e mai banale. La storia è questa, suonata e cantata per un pubblico variegato giovane e meno giovane, per una città che insieme a Pino Daniele trionfa in queste note e in questo ritmo tutto partenopeo. Non è un concerto vero e proprio… È uno spettacolo dove vince la nostra amata Napoli e la sua musica. Bravo Pino bella idea!